Du final is megl’ che one

Finale raggiunta senza grossi problemi, come il Milan deve fare, ringraziando chi si è perso sulla strada e ha lasciato andare avanti squadre nettamente minori in tecnica e qualità: allora un grazie va a Genoa, Palermo e Fiorentina. Trovare un cammino così poco insidioso è stato un bene, Crotone (onore a loro che ci hanno portato ai supplementari), Carpi e Alessandria avversari che hanno lottato ma che poco hanno potuto davanti ad un Milan che ha ritrovato compattezza proprio anche grazie alle sicurezze che gare meno ostiche gli hanno regalato.

Ora arriva la prova più difficile: la finale. Passare da una strada in discesa all’avversario più ostico possibile non sarà un passo facile, ma il Milan è abituato alle finali, ed è abituato a fronteggiare la Juventus. Lo spettacolo è assicurato. Anche perché nonostante la bilancia penda nettamente verso una vittoria bianconera, la semifinale di ritorno contro l’Inter ci ha mostrato come in gara secca pure i campioni d’Italia siano vulnerabili se sotto l’aspetto mentale si hanno più motivazioni. E il Milan di oggi dovrebbe averne: il ritorno ad una finale dovrebbe già essere sufficiente per giocatori che negli ultimi anni hanno lottato solo per l’ottavo posto. Tuttavia dobbiamo guardarci in faccia e non mentirci: a Roma sarà battaglia e la sconfitta è ben più vicina della vittoria.

Senza fasciarci la testa prima di essercela rotta, possiamo pensare più in grande: qualora la Juve riesca a riconquistare lo scudetto, allora questa finale potrebbe valere addirittura doppio. Infatti, se e solo se i bianconeri dovessero terminare la stagione in vetta, la Supercoppa Italiana verrà disputata contro l’altra finalista di TIM Cup, ovvero noi, al di là del risultato finale nell’ultimo atto. Mihajlovic potrebbe acciuffare due piccioni con una fava, al primo colpo, bravo lui.

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