Brocchi ai saluti, ora il Milan cambia

Arrivederci e grazie Cristian Brocchi, sarà per un’altra volta. Esordisce così l’edizione odierna di Tuttosport nel lungo focus post finale. A dir la verità, dopo 40 giorni vissuti in prima linea, falcidiati da ogni tipologia di problema (dagli infortuni fino alle tematiche societarie), Brocchi era anche riuscito ad accendere la luce nel buio pesto rossonero.

Fino alle 20.45 di sabato 21 maggio, l’esperienza del tecnico ex Primavera, sulla panchina dei grandi, non poteva che essere bollata come un fallimento su tutta la linea: 2 solo vittorie contro Sampdoria e Bologna, 2 pareggi sanguinosi contro Carpi e Frosinone (non Real Madrid e Bayern Monaco sottolineano i colleghi) e 2 sconfitte drammatiche contro Hellas Verona ultimo in classifica e Roma. Discorso ben diverso alle 23.20 della sera stessa. Gli avevano consigliato di presentarsi nella capitale con il pallottoliere, le cose sono andate decisamente in un’altra direzione. Cristian ha capito che la finale poteva e doveva giocarsela solo con i suoi fedelissimi, e così è stato. I nomi non contavano più, era solo questione di motivazione, così Balotelli finiva in panchina, seguito da Menez e Mexes.

MILAN JUVENTUS

Nella sfida valida per salvare la stagione, qualche idea del tecnico di Milano si era anche vista. Poli a spezzare il possesso palla avversario, Kucka a uomo su Pogba, la spinta continua dei terzini per mettere in inferiorità numerica la difesa bianconera: tutte mosse che gli hanno permesso di schiacciare, per lunghi tratti dell’incontro, la Juventus penta campione d’Italia. Non è bastato, non è bastato perché mentre Allegri pescava il jolly vincente dal mazzo con Morata, Cristian doveva litigare con Mario per una sostituzione mancata. La profondità della panchina conta, la testa conta e, purtroppo per l’allenatore e tutto il mondo rossonero, anche la sfortuna conta. Immagine emblematica della serata il tiro, a pochi secondi dallo scadere, di José Mauri: segnale che il destino aveva già deciso tutto. Brocchi ora avrà la possibilità ed il dovere di guardarsi attorno, in cerca di un porto sicuro da cui poter ripartire seguendo il proprio credo calcistico, rinvigorito da una finale giocata, sudata, corsa e vissuta da Milan. Come non si vedeva da anni.

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