Grazie Brocchi, ora sappiamo di chi poterci fidare

PRADELLI BANNER 2014Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Dirige parallelamente il free-press pomeridiano Mi-Tomorrow. Collabora con La Gazzetta dello Sport. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. È la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason (canale 114 del DTT).

In cuor mio è normale che pensi di essere l’allenatore anche nella prossima stagione“. La frase di Cristian Brocchi al termine di Milan-Juve, sua settima partita da allenatore rossonero, avrebbe un altro sapore se sabato sera a sollevare la Coppa Italia al cielo di Roma fosse stato Riccardo Montolivo. Posto che, però, non si ragiona mai per ipotesi, soprattutto nel calcio, è bene riconoscere oggi i meriti di un tecnico catapultato nel giro di una cena ad Arcore su quella che oggi risulta essere la panchina più scomoda della Serie A.

La percentuale di vittorie di Brocchi è bassa, appena due in sette gare ufficiali. Era partito bene a Genova, contro la Sampdoria, con una prestazione d’orgoglio e di reazione della squadra dopo l’esonero di Mihajlovic. Poi il pareggio col Carpi, la sconfitta di Verona (anche sfortunata), il pari isterico ancora contro una retrocessa, il Frosinone, la vittoria a Bologna su rigore e la gara orribile contro la Roma che ha decretato “morti e feriti” di questo Milan. Proprio la partita coi giallorossi ha segnato un momento cruciale della gestione di Cristian, capace di dire quel che nessuno aveva detto in questi anni con l’obiettivo di chiedere una prova da uomini ai suoi giocatori. Aveva detto di aver capito chi fossero i giocatori di cui fidarsi. E sabato sera all’Olimpico si è capito che poteva al massimo arrivare a 11 elementi, i titolari della finale con la Juve. Il resto? Comparse o poco più.

Se Brocchi non dovesse rimanere sulla panchina rossonera, avrà il merito di consegnare al suo successore (il settimo tecnico in sette anni) una “base” fatta di giocatori capaci di tirar fuori qualcosa pur di non sotterrare l’orgoglio. Il Milan ha bisogno dei Donnarumma, Bonaventura, Romagnoli, Kucka, che non saranno profili oggi “da scudetto”, ma nemmeno tipi capaci di tradire per questa o quella fronda. Il compito di Cristian era arduo fin dall’inizio. Non era possibile sottrarsi alla chiamata presidenziale. E forse proprio per questo motivo il suo lavoro sarà comunque prezioso e gli varrà un futuro importante. Comunque vada, in bocca al lupo.

Twitter: @Chrisbad87

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