Orgoglio e rabbia per una finale da onorare, per una finale da Milan

DIMITRI BANNER 2014Eccoci, ci siamo. Siamo giunti alla partita più importante dell’anno, alla gara che può dare un senso diverso ad una stagione altrimenti fallimentare e disgraziata, l’ennesima. Anche se non basterà la vittoria per farla diventare positiva, avere la meglio sulla Juventus, tornare in Europa senza passare dai preliminari e conquistare un trofeo dopo cinque anni, assumerebbe davvero un’importanza colossale, un punto da cui poter ripartire, uno scatto l’orgoglio dopo tante delusioni ed umiliazioni. Quella che per tanti anni in casa rossonera è stata considerata una coppetta da snobbare e a cui non attribuire alcuna importanza (basta vedere che il Milan ne ha vinta solo una in quasi quarant’anni), diventa la partita della vita, diventa un traguardo importante.

Anche questo è sinonimo di quanto si sia caduti in basso nell’ultimo periodo, ma proprio perché non è il caso di fare gli schizzinosi, vincere stasera avrebbe un valore doppio, anche e soprattutto per il valore dell’avversario. Certo, quello che rende la missione di questa sera un’impresa, è proprio la forza di questa Juventus che, anche un Milan carico, motivato, come l’ultimo allenato da Mihajlovic poco più di un mese fa, che fece la partita quasi perfetta e fu comunque sconfitto dai Campioni d’Italia, non è riuscito a contrastare. Per questo appare davvero impensabile che questi giocatori così demotivati, bistrattati, guidati da una società con mille contraddizioni interne e a cui è stata tolta l’unica vera guida, il condottiero Sinisa che almeno aveva dato delle regole ad un gruppo difficile, possano impensierire un’armata invincibile come quella bianconera, seppur gravata di alcune assenze importanti.

Ed allora resta proprio la possibilità di chiedere uno sforzo particolare agli uomini, prima ancora che ai calciatori che scenderanno in campo stasera. Buttare il cuore oltre l’ostacolo, dare tutto e anche di più, lottare su ogni pallone, giocare da squadra, sudare fino all’ultima goccia di sudore. Solo in questo modo, assistiti da un po’ di fortuna, si potrà pensare di fare il miracolo. Non è facile crederci, anzi la ragione porta davvero a pensare che l’unico obiettivo dovrebbe essere quello di limitare i danni, cercando di non fare figuracce, ma c’è da onorare la maglia, da rispettare i tifosi e ricordarsi di giocare per il Milan e di disputare una finale con quel nome. Viene tanta tristezza quando si pensa al fatto che il Milan debba partire sperando in un miracolo per battere la Juventus, pensare che poco più di un decennio fa questa partita significava diventare Campioni d’Europa ma tant’è.

Oggi non conta la differenza tecnica e di valori tra le due squadre, il modo in cui è stato esonerato Sinisa Mihajlovic, gli intrighi di mercato, un gruppo che non merita (per la stragrande maggioranza) di essere denominato Milan, gli intrighi societari e la contestazione verso l’attuale indegna proprietà. Oggi conta solo tirare fuori gli attributi, far prevalere il proprio orgoglio personale, pensare di lasciare il segno in una stagione drammatica. Non si chiede a questi giocatori di vincere, ma almeno di uscire dal campo a testa alta, consci di aver fatto tutto il possibile per portare a casa il risultato. Poi, se gli altri saranno più bravi come la ragione impone di pensare, li si stringerà la mano e li si faranno i complimenti, ma stasera essere milanisti non dovrà essere una cosa di cui vergognarsi.

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