Bacca resta e “mangia” Lapadula. E quella 9 maledetta

È la svolta del mercato rossonero: Bacca resta al Milan. La mancanza di offerte gradite al giocatore – il West Ham, nonostante una corte lunga e serrata, non lo ha mai convinto – ha “costretto” le parti a rivedere i propri piani e ad andare avanti insieme: Montella si ritrova dunque in casa il centravanti titolare indiscusso del suo 4-3-3, con il pupillo Niang pronto a ritagliarsi spazi importanti da esterno sinistro del tridente. E Lapadula, già a inizio stagione e ancor prima di vestire la maglia del Milan, a diventare una riserva. Certamente di Bacca, probabilmente di Niang qualora arrivasse un nuovo esterno d’attacco e in questo momento anche di Luiz Adriano, la punta più in forma e prolifica del precampionato: l’ex Pescara, l’acquisto (sinora) più costoso della campagna acquisti rossonera, è già la terza scelta dell’Aeroplanino. Un elemento che, sommato a tutti i guai fisici di questa estate – una tendinite, un problema alla caviglia e ora una fascite plantare – non può che preoccupare: che ne sarà del promettente italo-peruviano?

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Eppure Gianluca Lapadula era arrivato dall’Abruzzo con le migliori prospettive. MVP per distacco della scorsa Serie B, con un bottino di 30 gol e una promozione nella massima serie da stella e trascinatore del Pescara di Oddo, Sir William è stato a tutti gli effetti un grande colpo di mercato, soffiato all’agguerrita concorrenza di Genoa, Sassuolo ma soprattutto Napoli: una società che, in questo momento storico, offre palcoscenici e prospettive migliori del Milan. Un acquisto fatto con forza e convinzione, da club voglioso di tornare protagonista dentro e fuori dal campo. Ma soprattutto, piacevano (e piacciono) le qualità mostrate durante tutto il campionato: Lapadula è un attaccante completo e vario, famelico e coraggioso, non semplice finalizzatore ma anche punta di manovra e di sacrificio in fase di non possesso. “Scoppiato” tardi sì, ma con colpi e potenziale da big: tutte buone premesse di fatto incrinate e messe in dubbio dalle contingenze del mercato (la permanenza di Bacca), dalla scelta di Montella di giocare con un solo centravanti e dai sopracitati problemi fisici.

Ma Lapadula non è certo il tipo da arrendersi facilmente, senza avere perlomeno provato e lottato. Chi lo conosce bene lo descrive come un ragazzo con fame, determinazione e coraggio da vendere, guadagnatosi la ribalta nazionale a suon di gol ma soprattutto di fatica e di sudore. La scelta di un numero pesante e mai banale come il “9”, indossato in passato da campioni del calibro di van Basten, Weah e Inzaghi, è anche un messaggio preciso: la maglia del Milan non è un peso, ma uno stimolo e uno sprone a dare il massimo. E pazienza se quella “9”, negli ultimi anni, è una sorta di maledizione per chi la indossa. La personalità e la voglia sono doti innate che possiede, una carriera fatta di tantissima gavetta gli ha insegnato a lavorare a testa bassa: Lapagol parte defilato, in terza fila, ma ha tutto per giocarsi le proprie carte. D’altronde, come amava ripetere Mihajlovic, i cavalli vincenti si vedono all’arrivo.

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