Quando Milanello funziona meglio di Casa Milan

La vittoria contro il Toro e la classifica dopo la prima giornata con l’Inter a 3 punti ci rendono finalmente meno nera questa estate terribile. Ovviamente non dobbiamo illuderci, ma ancora una volta dentro al campo abbiamo trovato risposte migliori di quelle che ci vengono date fuori, ancora una volta la squadra ha dato alla società segnali di organizzazione e coesione, ancora una volta a Milanello le cose funzionano meglio che in via Aldo Rossi, ad Arcore, a Villa Certosa o in via Paleocapa. Decidete voi.

Dopo qualche anno di disorientamento la squadra ha assimilato definitivamente un concetto: una volta la società risolveva i problemi dentro alla squadra, adesso la squadra deve camminare da sola con le proprie gambe, anzi deve cercare di essere impermeabile alle tensioni, pressioni, polemiche e lotte intestine che ci sono all’interno della società/proprietà. Lo avevano già capito i predecessori di Montella, ma non tutti sono riusciti a tradurre nei fatti questo spirito di unione in campo a dispetto degli enormi problemi fuori. Montella è partito bene, con questo spirito di “facciamo quadrato e giochiamo da squadra, quello che accade fuori non è affar nostro”. Anche se ci parlano tutti i giorni di strani cinesi che si alternano nella scalata al Milan. A differenza di Mihajlovic, Montella ha fatto “quadrato” senza picchiare i pugni, ma con garbo, in punta di piedi. C’è da dire che per Mihajlovic erano stati spesi (malissimo) un sacco di soldi, per Montella pochissimi. E questo ha fatto sì che obiettivi e aspettative per il Milan di Sinisa fossero molto superiori.

Di questi “fari spenti” Montella si sta giovando, ma è bravo lui a mantenere questo low profile. Il serbo era entrato subito in rotta di collisione con i Berlsconi, papà e figlia. Forse per i suoi modi bruschi. Ma c’è anche da dire che per ragioni di salute, quest’estate il presidente è molto più accomodante, mentre Barbara, causa maternità, è molto più defilata. Insomma, nei rapporti interni, Montella potrebbe avere la strada più in discesa rispetto a Sinisa. Dal punto di vista del gioco, il napoletano ha sicuramente l’idea di una squadra più manovriera e padrona del gioco, ma questo nella prima “ufficiale” non si è visto. Si è anzi visto un bel Milan tosto, “cazzuto” proprio alla Mihajlovic. E questa è sicuramente un’eredità lasciata da Sinisa, ma anche una qualità di Montella che è riuscito a non disperdere quanto di buono aveva fatto il suo collega.

E nel “quanto di buono” ci sta sicuramente anche la rivalutazione di Niang, favoloso apriscatole dell’esordio stagionale, nonchè il più grande rimpianto nel Milan dell’anno scorso. E in generale una maggior attenzione e concentrazione che abbiamo ritrovato rispetto invece ad altri Milan “sui generis” tipo l’ultimo di Brocchi. L’incredibile personalità del 17enne Donnarumma che ipnotizza Belotti al 94esimo è un regalo che ci ha lasciato Miha, con buona pace di Diego Lopez. Insomma c’era tanto di Mihajlovic nel Milan che ieri sera ha battuto proprio il toro del serbo. A Montella non è mancato anche quel pizzico di fortuna che non ha avuto Mihajlovic, perchè se Bacca avesse accettato il West Ham, magari non ci sarebbe stato un cecchino da tripletta. Perchè se Donnarumma non avesse parato il rigore, la follia tecnica di Paletta sarebbe stata decisiva. Perchè partire con una vittoria a S. Siro è sempre meglio che farsi strapazzare a Firenze.

Detto questo, Montella è solo all’inizio dell’opera. Deve dare una registrata proprio alla coppia Paletta-Romagnoli, anzi a Napoli, vista la squalifica dell’ex Atalanta, dovrà scoprire di che pasta è fatto Gustavo Gomez: esordio non facilissimo per lui. Deve sperare che Abate sia sempre più quello del cross a Bacca e sempre meno quello che si addormenta sull’affondo di Molinaro. Deve accelerare il processo di adattamento al nuovo ruolo da parte di Bonaventura, oppure avanzarlo nel terzetto d’attacco al posto di Suso, totalmente inadeguato quando si alza l’asticella. Deve farsi andare bene Sosa, visto che si è pure infortunato Bertolacci. Deve dosare le energie di Niang e chiedere a Bacca di partecipare al gioco di squadra. Cosa che ieri ha fatto con un paio di tagli a dettare il passaggio e 3-4 recuperi difensivi.

Insomma di lavoro ne ha tanto, senza aspettarsi granchè dal mercato. Se non in uscita. Al massimo prenderemo un altro centrocampista alla Paredes, che male non fa. Della vittoria col Toro portiamo via le cose buone, ma non ci dimentichiamo quelle negative, che sono tante. Il blackout nel finale per poco non ci fa gettare al vento i primi due punti stagionali. Non siamo una squadra forte, non siamo da Champions, ma almeno dobbiamo provare a giocarcela con tutti. Senza fare proclami e senza crederci forti, perchè non lo siamo. Potremo anche perdere sabato a Napoli, considerando che loro sono nettamente più forti, ma dovremo saper incassare l’eventuale sconfitta. Senza farci travolgere da polemiche e contestazioni. Soprattutto smettiamola di cercare capri espiatori, da Galliani a Montolivo. E smettiamola di aspettare Babbo Natale che ci porta tanti campioni e ci fa rivincere la Champions. Io, da tifoso, mi emoziono ancora di più quando vedo Gigio parare il rigore a Belotti al 94esimo piuttosto che quando vedo uno sconosciuto cinese posare con la nostra meravigliosa maglia.

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