Questo è un pazzo, emozionante e fragile Milan

Altro match, altro giro sulle montagne russonere. Siamo appena alla 2^ di campionato, ma una cosa sembra è: Montolivo e compagni, nel bene e nel mare, quest’anno ci faranno emozionare e palpitare. Perché questo è proprio un pazzo Milan, capace di giocare sciolto e disinvolto contro l’organizzato e collaudato Napoli per venti minuti, crollare mentalmente dopo il vantaggio azzurro, rimontare a sorpresa due gol di scarto ma poi perdere la testa e la partita, con le due (ma dovevano esser tre) evitabili espulsioni, figlie di nervosismo e superficialità, che hanno disarmato i rossoneri e spianato la strada al successo partenopeo. Il 4-2 finale fotografa bene l’andamento della gara: il Diavolo conferma di avere un notevole potenziale offensivo – con Bacca in ombra e poco servito sono stati Niang e Suso i mattatori di serata – ma allo stesso tempo anche una fragilità mentale e una penetrabilità difensiva preoccupante, lontane da quello che servirebbe per trovare continuità di risultati.

Kucka

I progressi nel gioco visti sette giorni fa contro il Torino sono stati confermati. La banda Montella ha proseguito nel proprio percorso di crescita, scendendo sul campo della temibile creatura di Sarri cercando di imporre la propria idea di gioco – niente possesso palla esasperato ma ficcanti verticalizzazioni del rapido tridente d’attacco – senza alcun timore reverenziale verso un squadra che gioca uno splendido calcio, organizzato e offensivo. E per i primi venti minuti l’intento è riuscito: i rossoneri hanno mostrato piglio, personalità e incisività, sfruttando soprattutto i guizzi e le fiammate delle ali Niang e Suso. Ma il vantaggio di Milik – e il successivo raddoppio – ha spento momentaneamente l’interruttore del Diavolo, vicino al baratro ma poi capace di rientrare dall’intervallo, rimontare e soccombere con i rossi a Kucka e Niang. Il crollo mentale è simile a quello di sette giorni fa, ma stavolta non è bastato un altro show di Donnarumma, decisivo con almeno 2-3 interventi: hanno vinto la qualità, la solidità e la panchina lunga di Sarri.

Insomma: Napoli-Milan ha emozionato, ha divertito ma non ha sorpreso. Perché i rossoneri hanno solo confermato pregi e difetti visti all’esordio con il Torino e sedimentati da anni dalle parti di Milanello. Montella sta provando con buoni risultati a proporre bel calcio con calciatori poveri di personalità, sacrificando, almeno per il momento, l’equilibrio: se la quadratura del cerchio potrà arrivare con l’amalgama di squadra e il miglioramento dei meccanismi (soprattutto in difesa), il deficit di personalità e leadership sarà tale sino a decisi interventi sul mercato. I cartellini rossi esemplificano bene la mediocre caratura caratteriale del gruppo, incapace di mantenere la lucidità e i nervi saldi necessari per fare risultati su campi bollenti come il San Paolo: mancano i leader, uno zoccolo duro, dei baluardi a cui aggrapparsi nelle fasi di gara in cui la freddezza e la concentrazione calano. Eliminare – o perlomeno limitare – questi dannosi cali di tensione sarà il primo obiettivo su cui lavorare.

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