I due volti del Milan, Montella e l’equilibrio interno

Difficile trattare di equilibrio nel Milan più caotico degli ultimi 30 anni, ma tentar non nuoce. La tifoseria è spaccata, anche se in divisioni non eque, tra gli ottimisti (pochi) ed i pessimisti ormai cronici, vague rossonera che va per la maggiore negli ultimi anni. La verità, come sempre, sta nel mezzo, galleggiando sulla zattera dell’obiettività in attesa che passi la mareggiata societaria. I pareri sono discordanti, per ogni pensiero di un Milan bello e propositivo, fa da contraltare una vera e propria badilata di giudizi negativi. Trovare al più presto la chiave è fondamentale, l’aiuto proveniente dai risultati del campo non farà che accelerare questa operazione di bilanciamento milanista.

montella (spaziomilan)

Genova e Milano, Sampdoria e Lazio, due partite, 6 punti, il ricostituente migliore per un Diavolo alla ricerca di forze e sicurezze. En plein di punti meritato, giocando due sfide certamente diverse ma accomunate da un unico risultato finale: la vittoria meneghina. Maschia, di rabbia e orgoglio tra assalti Doriani; di personalità, astuzia e bravura tattica contro i capitolini: il Milan si guarda allo specchio di Milanello e scopre di avere più identità al proprio interno, ugualmente funzionanti. Ad orchestrare questo bipolarismo voluto, c’è un uomo venuto dal basso, capace di non prendersi troppo sul serio e studente di psicologia, quel Vincenzo Montella abile nel prendere in pugno uno spogliatoio spento e debilitato. Come il più navigato dei comandanti, il mister campano rimane saldo nella tempesta friulana di domenica scorsa, mostra i denti rabbiosi, picchia forte sul petto alzando la voce, caricando di forza i propri ragazzi. In 5 sfide di una certa difficoltà, quasi beffardamente il Diavolo è caduto nella trappola meno spaventosa, uscendone di prepotenza nei 4 giorni del Ferraris e Meazza. Checché se ne dica, il Milan ha scelto un progetto tecnico, ha messo un uomo alla custodia e alla crescita di quest’ultimo, e tira dritto verso la propria strada.

E non parliamo dei tanti giovani in campo nelle ultime partite, facciamo bensì riferimento alla voglia di giocare calcio tanto sbandierata da Montella. Il bicchiere mezzo vuoto è sempre pronto a tornare poiché, per stessa ammissione del tecnico, i suoi ragazzi non devono esprimersi come hanno fatto fino ad ora. È palese e sotto gli occhi di tutti come il Diavolo nella testa di Vincenzo sia ancora molto distante da quello sceso in campo fino alla quinta giornata. Probabilmente la cifra tecnica non è all’altezza delle pretese, ciò non toglie che dalle parti di via Aldo Rossi, dopo anni, si intravede uno straccio di progettazione, quantomeno una voglia di gettare delle basi. Probabilmente, Montella è stato eccezionale proprio in questo, nel saper lavoro in un momento di poca pressione dall’alto. Dove altri avrebbero visto un distaccamento societario come alibi, lui ne ha colto l’occasione per poter instillare nelle menti dei calciatori la propria visione, senza essere disturbato, intercettato o rallentato da interni di una certa importanza. L’equilibrio di Montella tra le mille sfaccettature di un Milan, per una notte, al secondo posto in classifica.

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