Rimasti tristemente al palo

Finalmente è finita l’estate più triste dei trent’anni del Milan di Berlusconi, sì, la più triste. Perfino più di quella di Calciopoli, più di quella dell’addio di Kakà, più di quella delle partenze di Thiago e Ibra. Triste perché di fronte a un mondo del calcio italiano in evidente ripresa economica, il Milan è stato spettatore non pagante, è proprio il caso di dirlo.

Milioni a palate che giravano a destra e a sinistra, grandi colpi, grandi cessioni, grandi manovre. E noi lì, a guardare. Tutti i nomi accostati al Milan sono andati in altre squadre. Quel poco che abbiamo preso, lo abbiamo preso senza concorrenza. Costi dei cartellini bassi o bassissimi. La novità di quest’anno è che anche la disponibilità per gli ingaggi è stata molto contenuta. E questo non necessariamente è un limite visti gli sprechi delle ultime stagioni con parametri zero a fine carriera dagli stipendi principeschi (presi e poi addirittura rinnovati, vedasi Mexes e De Jong). Insomma un mercato in linea con le nostre classifiche degli ultimi tre anni e purtroppo un mercato in linea con le nostre ambizioni future.

Quest’estate i tifosi del Milan non si sono esaltati per gli acquisti o disperati per le cessioni, ma si sono occupati di società veicolo, fondi di investimento, documenti scritti in ideogrammi, advisor apparsi e poi scomparsi, borse asiatiche, nuovi dirigenti. E l’estate è passata così. Di tutti questi soldi letti sui giornali non è arrivato ancora praticamente nulla. Di certezze sulla cessione societaria non ce n’è. Stiamo ancora aspettando uno straccio di nome, un imprenditore, uno con qualche “yuan” in banca che dica: Eccomi, sono il nuovo proprietario del Milan. Non c’è nulla di tutto questo, ma ancora ci promettono che il 9 settembre arriveranno gli 85 milioni stabiliti nel preliminare destinati alle casse di Fininvest. E poi 400 entro novembre. E da gennaio questi “misteriosi” cinesi destineranno 300 milioni in due anni per rinforzare la squadra. Provo tanta invidia per chi ci crede davvero, io, scusatemi, ma alle favole non credo più da tanti anni.

Torniamo al nostro mercato/non mercato. E ripartiamo da quello che poteva essere e non è stato. Pjaca opzionato fino al 18 luglio, Musacchio circa quasi e qualcuno dice anche Zielinski. Più Pavoletti a fine mercato. Il tutto finanziato dalle cessioni di Bacca e De Sciglio. Questo era il progetto, ma nulla di tutto questo è andato in porto. Di soldi per mettere in moto la macchina del mercato di rilancio Galliani non ne ha avuti. Fininvest non ha anticipato un euro, come invece aveva fatto l’anno scorso. Tra l’altro soldi spesi male o molto male. Siamo rimasti tristemente al palo e ci siamo ritrovati più o meno con la stessa squadra dell’anno scorso. Abbiamo perso i faraonici ingaggi degli imbolsiti Mexes, Alex, Menez e Balotelli. Al loro posto abbiamo fatto rientrare Paletta e Suso. A loro abbiamo aggiunto Lapadula arrivato con i soldi di El Shaarawy, Gomez e Sosa, comprati con il mini versamento di Fin In Vest (la cordata cinese…) e Pasalic, gentilmente prestato da Antonio Conte, fino a Mati Fernandez, arrivato ieri in extremis.

Il valore complessivo della rosa non è cambiato. Saranno contenti i tifosi che quest’anno non abbiamo fatto affari con Raiola e Preziosi. Abbiamo fatto il mercato più triste degli ultimi 30 anni ma l’importante era non far affari con Raiola e Preziosi. Fa niente se il primo è stato il re dell’estate movimentando tutti i suoi big e il secondo è stato quello che con due prestiti gratuiti ci ha rivitalizzato Suso e Niang e ci ha svenduto Kucka, tre titolari a Napoli. Fa niente se le altre squadre fanno affari con Raiola e Preziosi e nessuno dice niente. Andiamo avanti così, a farci male da soli e a dare tutte le colpe a Montolivo in campo e a Galliani fuori.

In questo contesto davvero triste, dico che 3 punti dopo due partite non sono pochi. E che Montella è partito decisamente meglio di Mihajlovic, con una squadra sulla carta ancora più scarsa. Mi auguro che il tecnico napoletano continui così, consapevole del fatto che il miglior risultato possibile per questa squadra sia la qualificazione all’Europa League. Se lo fanno lavorare tranquillo e se lui stesso, unico piccolo appunto di questo avvio di campionato, si rende conto che in certi momenti, con una squadra così, è meglio prendere un punticino che continuare ad attaccare a testa bassa. Ma sono sicuro che arriverà presto a questo realismo. Al realismo spero che ci arrivino presto anche i tifosi. Soprattutto quelli che non hanno ancora capito che dopo tanti anni al settimo cielo siamo tornati con i piedi per terra. E l’importante, adesso, è non finirci sotto.

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