Il “mostro” del lago: la storia di Locatelli, nata in oratorio

Il campo è in sabbia, in riva al lago. Uno spettacolo. L’acqua è a 5 metri e appena alzi lo sguardo si vedono le montagne, anche il famoso Resegone citato da Manzoni. Locatelli viveva qui, poi si è trasferito. Il campo in sabbia però emoziona ancora perché lì, per la prima volta, qualcuno si è accorto di Manuel. Scoprirlo dopo sabato sera è troppo facile. Paolo Rota, un segnalatore dell’Atalanta, ci è arrivato da solo più di 10 anni fa: “Lo ricordo in maglia bianca – racconta a La Gazzetta dello Sport -, in una partita Under-8: mi colpì subito. Era un predestinato per come accarezzava la palla: veloce, ovunque. Il giorno dopo lo portai a Bergamo, ne parlai con suo papà e chiesi al ragazzo se fosse contento“. Risposta: “Sì sì, molto“. Gli ho scritto anche ieri: “Mi raccomando, piedi per terra”. Risposta: “Sì sì, va bene“.

A Pescata, il paese d’origine, c’è la nebbia e l’evento della giornata (di ieri) si chiama burollata, una specie di castagnata. L’occasione giusta, forse, per vedere tornare da quelle parti proprio il classe ’98. Speranze vane, ovviamente. Ci sono il sindaco e il presidente. Il sindaco è Dante De Capitani: “Abbiamo 2200 abitanti e abbiamo già mandato 2 giocatori in A, mica squadrette: Tavola alla Juve e Locatelli al Milan“. Il presidente è Carlo Negri: “Locatelli era come quel bambino lì: biondino, ricciolino. Somiglia al papà“. Papà lavora in banca ma quella volta allenava i bianchi. Sopra il campo di Pescata c’è la chiesa, poi il bosco e poi Galbiate: un piccolo centro storico con i vicoli, strade semideserte, bar. Milano è distante un’ora, ma sembrano 3. La famiglia del Loca vive lì però non si fa vedere, mantenendo la solita riservatezza. Cattolici, uomini di chiesa e impegnati ad aiutare le missioni in Africa. In paese l’argomento comanda. Qualche aneddoto, una certezza: il 18enne è davvero un bravo ragazzo, aspettando di capire se diventerà un grande giocatore.

locatelli-milan-juve-sm3Per il Milan, meglio: difficile si monti la testa. Per l’Italia una curiosità: il ritorno del calcio da oratorio. Prima guardava gli altri giocare, poi ha cominciato a scartare tutti finendo prestissimo all’Atalanta. I nerazzurri, ai tempi, erano Raffaello Bonifacio e Mino Favini. Bonifacio: “Una tecnica fuori dal comune. Ora tutti si aspettano i miracoli ma deve stare attento alla tensione“. Favini: “Da noi faceva la mezzala, era il migliore dei ’98 ma è presto per dire se andrà in Nazionale“.

 

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