Doppio AD? Basta, grazie

Doppio AD? No grazie, abbiamo già dato. Chi da anni ha la pazienza di leggermi settimanalmente su SpazioMilan e ascoltarmi quotidianamente su Telelombardia, Antenna 3 e Top Calcio 24 sa che detesto uniformarmi a notizie e giudizi di massa. A costo, talvolta, spesso dirà qualcuno, di dire o scrivere sonore cazzate. Ma cerco sempre di capire qualcosa al di là dei comunicati ufficiali, delle apparenze e delle “veline”. Il mio amore viscerale per il Milan non mi impedisce, anzi mi stimola ancora di più a ricercare la verità. Soprattutto quando mi accorgo che qualcuno/a ha a cuore i suoi interessi personali, prima o addirittura a discapito degli interessi del Milan.

Negli ultimi anni ho preso posizioni scomode, contestate e impopolari sull’anti-economica operazione Casa Milan, sull’evanescente Progetto Stadio e sulla fantomatica cessione a Mr. Bee. Ci ho sempre visto lungo. Lo stesso non posso dire per numerose operazioni di mercato, magari giustamente anticipate, poi clamorosamente fallite. Per mancanza di soldi, errori dei dirigenti o conflitti interni. Tutti colpevoli. Nessuno escluso. Tantomeno Galliani. Rispetto agli altri però un debole per lui e per Berlusconi lo ammetto. Un debole figlio dei 30 anni di vittorie con i quali mi hanno irrimediabilmente viziato. Un debole figlio anche di un altro elemento. Berlusconi e Galliani hanno a cuore il bene del Milan! E ce l’hanno da 30 anni. Cosiccome ce l’hanno Braida e Maldini. Ecco per tutti questi, lo ammetto, ho un debole. Perchè oltre ad aver scritto la storia di questi colori, hanno sempre avuto ed hanno tuttora a cuore il bene del Milan.

Gli altri? Non lo so. Devono dimostrare tutto. Capacità e attaccamento. Per ora di queste dimostrazioni non ne ho viste. E mi fido solo dei fatti, non delle parole o dei comunicati. Vale per tutti, da Mr. Bee a Fassone, passando per tutti i figli del Presidente, che finora prove di “amore” per il Milan non ne hanno mai date.

Staccare ogni anno un assegno per ripianare il bilancio è una tangibile prova d’amore, questo è vero. Ma infatti non vedono l’ora di smettere di farlo. E solo l’amore di papà per questi colori ha costretto Fininvest a farlo anche in questi ultimi dolorosi e dispendiosi anni. Ecco, adesso non vogliono farlo più. E stanno facendo di tutto per liberarsi di questo “fardello”, anche a costo di darlo in mano a chi cura i propri interessi. Non certo il bene del Milan.

Di questa categoria fanno parte tutti gli intermediari, broker, teste di legno, affaristi che finora sono stati accostati al Milan. Nessun investitore con il portafoglio pieno e la voglia di svuotarlo per il Milan. Nessuno. Di questa categoria fa parte Fassone, professionista nell’ambito del marketing, nato nella Juventus di Giraudo e Romy Gai, cresciuto nel Napoli di De Laurentiis e maturato nell’Inter del passaggio Moratti-Thohir, poi licenziato dallo stesso indonesiano. Dite quello che volete, ma non me lo vedo Fassone esultare come un posseduto in tribuna dopo il gol di Locatelli o dopo il gol annullato a Pjanic.

Mi direte voi: ma è bravo a fare il suo lavoro. Sarà pur vero: infatti si è sempre occupato di marketing. Non si è mai occupato di mercato, non ha mai fatto l’amministratore delegato. Infatti le sue prime idee sono state andare a Londra per Fabregas, col quale Galliani aveva un accordo già da agosto. E farsi dare il due di picche da Paolo Maldini. Ora va in Cina per conoscere “finalmente” i suoi “eventuali” datori di lavoro e per cercare sponsor… ??? Ma come una società cinese si affida a un manager italiano per reperire sponsor a Pechino e dintorni? Ennesima stranezza di una cessione quantomeno anomala. Laddove l’anomalia più grande è sempre la stessa dal 5 agosto, simile a quelle della cordata di Bee e della cordata di Gancikoff e Galatioto: ma chi compone queste cordate? Cioè banalmente: chi mette i soldi? Domande alle quali per due anni non abbiamo mai avuto risposta e che adesso, a 20 giorni dal famoso closing, ancora non hanno risposta.

Facciamo finta di niente. Ma su una cosa non possiamo transigere. NO AL DOPPIO AMMINISTRATORE DELEGATO. E’ stata la scelta più sbagliata dell’intera gestione Berlusconi. I 3 anni del “doppio AD” ci hanno portato un ottavo, un decimo e un settimo posto. Direi che può bastare. 3 anni fa proprio in questi giorni, il famoso comunicato di Barbara Berlusconi sanciva la definitiva rottura con Galliani, dopo una lunga guerriglia intestina cominciata con l'”affaire” Pato-Tevez. Dopo quel comunicato il presidente poteva scegliere: “O lui o lei“. E invece, per soddisfare le pressioni di entrambe le fazioni della sua stessa famiglia, Berlusconi decise di non decidere e diede il via a una diarchia foriera di sventure. Dal punto di vista tecnico ed economico.

Dopo 3 anni disastrosi, per cause di forza maggiore, Barbara si è defilata e il presidente quest’estate non ha potuto “intervenire/interferire”. Guarda caso adesso abbiamo una gestione tecnica logica e una classifica buona. Soprattutto considerando il punto di partenza, le risorse e le aspettative. Ecco quello che dico io è: non roviniamo di nuovo tutto. Fassone lo ha detto chiaramente: “Io sarò l’ad della nuova proprietà“. Probabilmente Fininvest avrebbe voluto mantenere Galliani come “ad” della vecchia proprietà. Questa situazione che si sta profilando a pochi giorni dal closing ha indotto Galliani a uscire allo scoperto: “O lui o me“. Esattamente come accadde nel novembre di 3 anni fa. Con il rischio concreto che la “nuova” proprietà dica: “Scegliamo Fassone“. Ma almeno il Milan non correrebbe il rischio di ripetere lo stesso errore e lo stesso triennio da tregenda. Ora tocca alla proprietà decidere. Quale proprietà? La nuova, la vecchia o una via di mezzo? Questo non lo so. L’importante è che stavolta si decida per il bene del Milan. Non per i propri interessi personali.

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