E Suso scoprì di avere anche il piede destro

Per trattare l’argomento odierno, partiamo da molto lontano. Cambiamo continente, attraversiamo un oceano e voliamo con l’immaginazione. In Argentina, sui campetti di Rosario, si è soliti dire che quando fai la rabona stai “urlando al mondo intero che hai un piede solo“. Ora per Suso non è più così. Il detto che si usa tra varón albicelesti non è più applicabile allo spagnolo tutto fantasia e qualità di Cadice, Andalusia, estremo sud della Spagna. Il modo di dire sudamericano, spesse volte accostato al talento iberico, è stato preso a picconate dalle ultime prestazioni, qualcosa di raramente visto negli ultimi anni bui di San Siro.

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Parlare di Jesús Joaquín Fernández Sáez de la Torre, oggi, risulta alquanto facile, e pure banale. Quindi una lettura inedita del tutto è necessaria. Inutile ricordare come il ragazzo abbia inciso in tutti gli ultimi gol del Milan. Scontato affermare che il numero 8 sia oggi un imprescindibile per Montella. Ovvio ripetere come l’ex Liverpool sia il giocatore simbolo di questa rivoluzione rossonera. No, per questo Suso ci vuole di più. Ed è lui stesso a fornirci il surplus. Il piede destro. Già. Appena festeggiati i 23 anni, y otra vez feliz cumpleaños, lo spagnolo ha scoperto che c’è molto all’esterno del suo personalissimo mondo mancino: un appoggio praticamente nuovo, mai usato prima d’ora. Un pizzico di ironia è lecito, ma l’utilizzo di entrambi i piedi si è rivelata essere la svolta per il ragazzo.

Questa nuova visione stereo, e non più monotematica, ha permesso a Jesús di cambiare, di accendersi, di mutare la propria dimensione: da mid-carder, come dicono quelli bravi, ovvero un giocatore “da 6” (per intenderci), a colui capace di decidere, di incidere, di spostare gli equilibri, di inventare, di vincere le partite. Le ultime apparizioni ne sono il manifesto ideologico e non solo. Nella stracittadina, la seconda marcatura è una scelta naïf di calciare con il piede meno congeniale, beffando Miranda e Handanovic. In trasferta, al Castellani di Empoli, altra dimostrazione di doppia capacità: palla in fondo al sacco di sinistro, ma assistenza al compagno con l’appoggio opposto. Non solo è il classe ’93 stesso a trarne beneficio, ma l’intera rosa del Diavolo, avendo scoperto nell’ex Genoa e Liverpool una nuova arma polivalente. Chiaro, il rientro fulmineo sul sinistro con tiro a giro è ancora la griffe d’alta moda. Ma scoprire l’esistenza del destro, e apprenderne in fretta l’uso, è un buon modo per accelerare la crescita completa di un talento cristallino.

 

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