Gigio, Gigi e l’inevitabile passaggio di consegne

Milan-Juve è stata tante cose. Di certo è stata Gigio contro Gigi, Donnarumma contro Buffon. Il paradigma del portiere degli ultimi 20 anni e il ragazzino prescelto per i prossimi due decenni. L’esperienza del maestro e il talento del discepolo. Più banalmente: il passato contro il futuro. Già, perché il presente appartiene ad entrambi e il match di Doha ne è la dimostrazione. Gigio e Gigi, due fenomeni tanto forti quanto profabbraccio-donnarumma-buffon-smondamente diversi.

Innanzitutto per lo stile fra i pali: il primo è più tradizionale e clamorosamente efficace; il secondo è plastico e bellissimo da vedere. Poi per quelle maglie, la fede bianconera di Gigi e la rossonera di Gigio. Il numero 1 dietro le spalle dello juventino e il 99 dietro quelle del milanista. Apparentemente agli antipodi, praticamente molto vicini. Li lega la passione per dei guantoni, l’ardore nel difendere una porta. Tutte cose viste nella sfida di Doha. Era la quinta volta che si affrontavano. E se l’anno scorso aveva sempre vinto Gigi, quest’anno ha prevalso Gigio. Del resto, anche in campionato, il miracolo su Khedira all’ultimo secondo è valso quasi quanto un gol. Questa volta, in quel di Doha, tra regolamentari e supplementari è stato spettacolo purissimo, con Gigio che ha preso di tutto e Gigi decisivo sul colpo ravvicinato di Bacca. Ai rigori, poi, si è decretato un vincitore: Gianluigi Donnarumma. Ne hanno parato uno entrambi ma la sola prodezza del ragazzino su Dybala è valsa il primo trofeo della sua era. Una parata da fenomeno, da campione vero. La parata del discepolo, Gigio, inevitabilmente destinato a subentrare al maestro, Gigi.

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