Il nostro (ennesimo) mercato da disillusi

Federica Barbi è laureata in Lettere Moderne e Giornalista Pubblicista dal 2012. Collabora con SpazioMilan.it quasi dalla sua nascita, esattamente dall’aprile del 2012. Segue il Milan dalla lontana Torre Annunziata, in provincia di Napoli, ma quando può corre a rifugiarsi a San Siro, per seguire da vicino le vicende rossonere. Attualmente collabora anche con Vesuvio Live e Betclic.

Ci pensavo ieri, a metà giornata, quando si sapeva ormai che il mercato non avrebbe riservato più alcuna sorpresa, nonostante mancassero ancora 8 ore alla chiusura. Mi sono ricordata di una manciata di estati e inverni fa, di quando si restava incollati a televisioni e pc (un po’ meno ai cellulari, “all’epoca”) fino all’ultimo minuto della sessione di calciomercato, perché nulla era scontato e tutto emozionava, anche un no arrivato dopo mesi di speranza.

E ho pensato soprattutto a certe date: per esempio, al 23 agosto del 2008, quando Sheva tornò a casa (lo so, poca roba sul campo, ma quante lacrime…), alla notte tra il 1 e il 2 settembre del 2013, con anche Kaka a completare la parabola del figliol prodigo e al 28 agosto del 2010, a Zlatan Ibrahimovic con i nostri colori e a tutte le fantasie che ci provocava guardarlo e immaginarlo in azione.

Poi ho pensato a Thiago Silva, un semi-sconosciuto acquistato per 10 milioni nel 2008, e a cosa abbia significato vederlo crescere e diventare un campione con la nostra maglia addosso.

E poi i vari Ronaldinho, Beckham, Rooney, Gerrard, Drogba, Tevez, Ribery, Henry e tantissimi altri: campioni, qualcuno più forte, qualcuno meno, qualcuno arrivato, qualcuno rimasto lì, nel vortice di notizie, di voci e di trattative in cui il Milan è sempre stato trascinato.

La differenza tra ieri e oggi, però, è che prima ogni indiscrezione teneva col fiato sospeso, perché tutte erano potenzialmente vere. Non c’erano limiti per quel Milan, che insieme al Real Madrid era la terra promessa di ogni aspirante calciatore.

E oggi? Oggi cosa resta di quei giorni? Cosa resta di quel Milan?

Sessioni di mercato si avvicendano con un unico parametro comune: lo zero (del cartellino). Si cercano giocatori in saldo, anzi praticamente gratis, e che fatica trovarli! Nonostante i cinesi, i soldi non si vedono ancora. Se si cede, si compra, dicono ai piani alti. Ma per monetizzare dovremmo solo vendere i migliori: e mica possiamo essere così scemi da farlo.

Il mercato si è chiuso ieri, alle 23. Ma per i milanisti non è stato praticamente mai aperto. Il nostro, da anni, è un mercato delle disillusioni. E scusate, magari poi il campo mi fa ricredere, ma proprio non ci riesco a gioire per Deulofeu, Ocampos e Storari.

Quasi quasi, però, gioisco per Niang.

Meglio sdrammatizzare, va’.

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