Gazzetta, Giussy Farina: “Acquistare il Milan fu un errore, su Berlusconi…”

Giussy Farina, ex presidente del Milan, ai microfoni dell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport, ha rilasciato un’intervista in cui parla dei suoi trascorsi a capo della società rossonera: “Sono stato costretto a lasciare per pagamenti in nero e quattro mesi di arretrati di Irpef. Altre società non la pagavano da anni, ma hanno voluto colpire me per consegnare il Milan a Berlusconi, che, in questo modo, ha ottenuto la società senza versare nulla. Allora mi ero adeguato a quanto facessero tante altre società, quindi, è difficile giudicare gli errori di quel periodo. Oggi mi comporterei diversamente, se tornassi indietro, non prenderei il Milan, perché non avevo la potenza economica per guidare una società così. Mi sono fidato di altre persone, ma, soprattutto, sono stato tradito dalla mia grande passione per il calcio, che mi avrebbe fatto prendere anche il Real Madrid, se fosse stato in vendita. Per me, i soldi non contano niente, conta la passione”.

E ancora: “Berlusconi ha fatto grande il Milan? Sì, ma con i giocatori che gli ho lasciato io. Un giorno, a Lugano, incontrai casualmente Mantovani, il presidente della Sampdoria, che mi diede un assegno in bianco per prendere Baresi, lo giuro sulla testa dei miei sette figli, dodici nipoti e cinque bisnipoti, perché, nel frattempo, sono diventato anche bisnonno. Gli dissi di no, senza pensarci un secondo. Se avessi venduto Baresi, Maldini, Tassotti o Costacurta, avrei avuto i soldi per andare avanti, ma avrei tradito la mia passione, perché non intendevo vendere i giocatori bravi. Dopo la retrocessione, avvenuta per cose strane all’ultima giornata, il Milan stava risalendo con due nuovi stranieri, Wilkins e Hateley. Eravamo tornati in coppa Uefa e, quando Berlusconi diventò proprietario, in febbraio, la squadra era terza con il Napoli, un posto che oggi farebbe fare salti di gioia a tutti”.

Infine, su Donnarumma e sull’operazione con la cordata capitanata da Yonghong Li: “Io non lo venderei mai, ma non ha torto il suo procuratore, visto che il futuro del Milan è incerto. La trattativa mirata alla cessione del Milan? Non si capisce e non so se la colpa sia dei cinesi o di Berlusconi. Ma poi, chi sono questi cinesi? Non ce l’ho con i cinesi perché non sono razzista. La mia coscienza non mi permetterebbe di trattare con chi non rappresenta in qualche modo l’identità di una squadra, che dovrebbe rimanere legata alla città e ai suoi tifosi. Così, invece, si tradiscono le tradizioni, la storia e l’ambiente. Un consiglio a Berlusconi, se saltasse la trattativa con SES? Gli suggerirei di telefonarmi. Gli darei cinque euro di acconto e, poi, gli troverei io qualche italiano. Altro che closing con i cinesi…”.  

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