Milan-Chievo esame di coscienza: spartiacque tra mediocrità ed ambizione

La gara del Milan di sabato sera contro il Chievo rientra nella ruvida categoria delle partite che hanno l’inamovibile etichetta “da vincere”. La squadra di Maran vive il suo campionato nella spensieratezza di una salvezza che non è definitiva solo per la matematica, ma che, complici le imbarazzanti prestazioni delle ultime tre della classe, può in realtà considerarsi tale. Senza nulla togliere agli indiscutibili meriti che vanno attribuiti per forza di cose ai gialloblù, con una difesa solida soprattutto in trasferta, la quarta migliore del campionato, a pari merito con Inter e Roma e davanti al Milan per quanto riguarda le reti incassate lontano dalle mura amiche. Una compagine, quella veneta, che tende a chiudersi per poi ripartire veloce in contropiede, una caratteristica che viene accentuata quando gioca contro squadre più forti tecnicamente, come dimostrato nelle partite contro Inter a San Siro (vinta dai nerazzurri in rimonta) e Lazio all’olimpico, gare in cui il Chievo ha lasciato per gran parte del match il pallino del gioco all’avversario per poi pungere nel momento opportuno. Gli uomini di Maran vivono le partite con intelligenza ed diligenza, sanno raccogliere sempre il massimo, conoscendo alla perfezione i propri limiti e le difficoltà delle gare, senza mai entusiasmarsi o demoralizzarsi eccessivamente, ma restando sempre freddi e concentrati.

Il Milan, dopo le vittorie contro Sassuolo e Fiorentina, che si aggiungono al pareggio di Roma contro la Lazio e l’impresa di Bologna in 9 contro 11, ha l’occasione per dimostrare che la crisi del mese di gennaio è ormai alle spalle. La partita contro il Chievo è un esame di coscienza per la squadra di Montella: serve a capire se la sua stagione vive di sussulti o può avere una certa continuità necessaria per ambire a posizioni di alto profilo, andando a competere per il terzo posto e dar fastidio al Napoli. L’alternativa è la mediocrità. Perché la zona Europa League impone di correre ma ammette una tolleranza di passi falsi che consente di restarne a ridosso anche senza “strafare”. La terza vittoria consecutiva sarebbe un segnale forte, indipendentemente dalla gradevolezza del gioco espresso, che durante il periodo “nero” contro Napoli, Udinese e Sampdoria è stato paradossalmente più limpido ma in realtà fine a se stesso, portando in dote zero punti.  La partita contro il Chievo sarà quindi un match in cui sarà concesso al Milan di chiudere la pratica senza troppi patemi, sta proprio alla squadra di Montella evitare che la storia della partita non prenda una piega diversa dal corso naturale degli eventi, con la consapevolezza che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. I gialloblù sono maestri in questo. In caso di vittoria il Milan può alzare la voce e gridare “lassù ci sono anch’io” con prepotenza, altrimenti la timidezza e la paura del salto di qualità caratterizzerà la stagione rossonera.

L’uomo chiave della partita non può che essere Carlos Bacca, perché la continuità di risultati passa dalla ripetitività, il più asfissiante possibile, dei suoi gol. Quel timbro del centravanti che spesso è mancato quest’anno e che risulta imprescindibile per vincere quelle partite in cui gli avversari giocano in 11 dietro la linea del pallone. Deve essere lui a caricarsi la squadra sulle spalle in questo momento cruciale della stagione, dando un seguito alla rete contro il Sassuolo e riprendendosi l’affetto dei tifosi.

 

 

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