Gazzetta, Gattuso: “Tornerei ad indossare la maglia del Milan anche solo per cinque minuti, ce l’ho nel cuore. Sui cinesi…”

Gennaro Gattuso è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport e ha spiegato che regalo vorrebbe fare a Silvio Berlusconi dopo la fine dei suoi 31 anni da proprietario del club:

Per fare un regalo al presidente, indosserei la maglietta bianca, quella delle finali e delle grande occasioni, i pantaloncini, i parastinchi e poi via, in campo: con Paolo, Billy, Andrea, Pippo. Noi, il Milan. Per salutare Berlusconi e per vincere il derby. Il problema è che dopo cinque minuti sarei morto: ma in quei cinque minuti presserei anche gli steward e i tifosi”.

A proposito della cessione del Milan ai cinesi, Gattuso si è espresso cosi:”Suona strano. Aveva costruito una macchina perfetta. Il segreto non era solo prendere i campioni, ma aver organizzato tutto nel modo migliore. Tu dovevi pensare solo a non dimenticare le scarpe, per il resto c’era la società. Credo che avrebbe voluto riportare in alto il Milan, ma per la sua famiglia le priorità sono altre e si è dovuto adeguare”.

Inevitabile poi la domanda all’ex numero 8 del Milan sui cinesi che ora sono i nuovi proprietari del club:

“Solo il tempo darà le risposte, anche all’Inter c’era preoccupazione ma adesso sono tutti soddisfatti e si parla di progetti e acquisti importanti. Però ai cinesi una cosa voglio dirla: il Milan deve stare nel suo habitat naturale, ossia l’Europa. Non può rimanere fuori dalle coppe. Questo deve essere il primo passo. E poi si deve pianificare partendo da quanto di buono è stato fatto quest’anno grazie al lavoro di Montella. Per la prima volta dopo tanto tempo è stata seguita una strada chiara e infatti i risultati stanno arrivando”.

A proposito dello spogliatoio che negli anni d’oro del Milan era composto da grandi campioni con personalità e carisma e che purtroppo con il tempo le cose sono cambiate:

“Nel calcio ci sono pochi segreti per ottenere risultati. Uno è rappresentato dallo zoccolo duro delle squadre: valeva per noi all’epoca come per la Juve adesso. Io vedevo Maldini e Costacurta che si arrabbiavano per una partitella persa e mi adeguavo. Imparavo solo osservandoli. Al Milan il gruppo storico si è sciolto all’improvviso e così la ricostruzione è stata più difficile”.

Il derby che ricorda con più piacere: “Potrei dire le battaglie nella semifinale di Champions del 2003 o il mio assist a Kakà. Ma preferisco ricordare il rispetto che c’era tra Milan e Inter. Una grande rivalità, tanti duelli duri, ma nessuna bastardata. Sono stati anni intensi e meravigliosi. Dopo ogni vittoria se ne cercava un’altra: era la mentalità del mio Milan”.

Pronostico per il derby: “Chi perde saluta l’Europa. E quindi spero che vinca il Milan anche se l’Inter è ferita e quindi ancora più pericolosa”.

Sul sogno di allenare un giorno il Milan: “Se mi dovessero chiamare sarebbe impossibile dire no al Milan, anche perché questo club è sempre stato nel mio cuore. Da ragazzino applaudivo le loro Coppe Campioni, da uomo le ho alzate con quella maglia”

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