Raiola: “Voleva restare, ma non c’erano i presupposti per dire sì”

L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport riporta l’intervista all’agente Mino Raiola in cui spiega il motivo per il quale Gigio Donnarumma ha rifiutato di rinnovare il suo contratto con il Milan: “Mi prendo io tutte le colpe ma lasciamo in pace Gigio. Sono arrivare addirittura minacce di morte alla sua famiglia, è incredibile. Ho sbagliato io a non fermare subito questa macchina infernale. Perché tutta questa fretta? Tante pressioni? Con quel martellamento non potevamo dire si”

L’agente poi ha risposto alle domande del collega: “Non c’erano i presupposti per un intesa. Avevamo chiesto tempo e descrizione per lasciare Gigio sereno. Il Milan ha informato la stampa di ogni passaggio e i risultati si sono visti. Sono abituato alla gente che mi da contro, purtroppo però è successo dell’altro: una parte dei tifosi s’è messa contro Gigio e la società non l’ha tutelato. Lo striscione sotto la sede non è stato rimosso, cosi come non gli è mai stata espressa solidarietà e ora Gigio è triste. Spero che almeno la federazione lo tuteli, noi ci stiamo organizzando, aprendo un servizio di sicurezza. E’ assurdo”.

Raiola poi ritorna fatidico no alla proposta di rinnovo: “Gigio inizialmente era convinto di rimanere al Milan, anche perché ricordo che a 14 anni scelse lui questi colori, dopo i contatti con l’Inter, nonostante la sua famiglia lo sconsigliasse dopo la delusione per la cessione del fratello Antonio. Gli ultimi tempi, però sono stati tremendi, in modo particolare lo ha colpito una frase di Mirabelli: <se non firmi vai in tribuna>. Vediamo che succede ora, ma qui c’è puzza di mobbing. Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio”

Sul presunto accordo con il Real: “Assolutamente no, anzi che si sappia per andare a Madrid non ho bisogno di Adriano Galliani. La verità è che lo cercano in tanti, come già a 16 anni ma lui preferì il suo Milan.” Il mancato rinnovo con Galliani in sede? “Il Milan era in vendita da due anni con tre diversi acquirenti. Cosi già un anno ho rifiutato il dialogo con Galliani e lui mi ha rispettato. Era mio dovere prendere tempo perché c’era poca chiarezza sul destino del club e io dovevo tutelare il mio assistito. Sono amico di Galliani è vero anche fuori dal campo ma su gli affari ci siamo scontrati parecchie volte perché lui è troppo tifoso. L’altro giorno mi ha chiamato dopo la rottura, si è candidato per aiutare a far tornare il sereno ma io gli ho risposto bruscamente di no. Se Galliani fosse ancora qui ritornerebbe al Milan”

Sulla mancanza di fiducia della nuova proprietà: “Io non mi fido, come loro non si fidano di me. Il Milan è di Mister Li o di Elliott? Diciamo che ho un ottimo rapporto con Marco Fassone, lo conosco da diverso tempo, lui sa che può contare su di me, anche se non mi va di dire il perché. Mancavano ancora quattro partite alla fine del campionato, eppure Mirabelli ha cominciato a stressare Gigio. C’è stato un momento in cui il ragazzo lo evitava a Milanello. Lo hanno trattato come un asset non come una bandiera. Per lusingarlo sono arrivati a dirgli: firma, poi se vuoi andare via… Ma non lo hanno lasciato sereno. In una grande società questo non avviene più, mi ricordo certe scene tanti anni fa in piccole realtà del Sud. Non discuto la persona di Mirabelli ma i suoi modi. Ad esempio nessuno nota che Conti ha minacciato di non presentarsi agli allenamenti dell’Atalanta per dire sì ai rossoneri. Gigio, invece, è sempre stato al suo posto, non ha mai avuto pretese economiche. E poi se hai in casa un top player come lui perché vai ad offrire il doppio o il triplo ai Morata o agli Aubameyang? Non è coerente”. 

Anche la Juventus è interessata a Gigio? “Non ho parlato con Gianluigi di questa opportunità. Anche perché io non apro la porta a nessuno. Marotta ha il dovere per i suoi azionisti di cercare il meglio, ma credo che Gigio, per rispetto del suo Milan, non abbia in testa i bianconeri. Gigio non ha prezzo, e comunque non lo faccio io: tocca al Milan. Io so che è l’unico portiere in grado di vincere più Palloni d’oro. In prospettiva è più forte di Buffon. Sia chiaro, fra 30 anni nascerà uno più forte di lui. È nell’evoluzione del ruolo. Non abbiamo mai trattato davvero. Alla provocazione da 200 milioni del Milan, ho risposto con 10 e 5 in caso di mancata Champions. Ma era un pour parler.”

Rapporti chiusi con i rossoneri? “Io non faccio la guerra al Milan, mi hanno chiesto Matuidi come Inter e Juventus. Vediamo. Ai bianconeri un anno fa salto per problemi politici. Magari stavolta. 

Come finisce la questione Donnarumma? “La palla è nel campo del Milan. Se mi chiamano io ho il dovere di ascoltare. Non ci sono i presupposti per continuare, il no resta no. Perdonare è divino. A noi terreni…”

 

 

 

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