Parola al campo. E lì di bugie non ce ne sono…

Inizia il primo campionato del “nuovo” Milan. La novità è dovuta sicuramente alla grandinata estiva di milioni che dopo tanti anni ha travolto la squadra. E che ha prodotto un irrefrenabile, bellissimo, entusiasmo tra i tifosi. Non riesco a definire “nuova” la proprietà, per il semplice fatto che è ancora ignota. Fino a che qualcuno non ci spiegherà chi ha messo oltre un miliardo di euro (tra spesa per il 99,9% delle azioni e fondi per il mercato) nella società lussemburghese Rossoneri Lux. So bene come la pensa il 99,9 periodico per cento dei tifosi: “Chissenefrga da dove arrivano i soldi, l’importante è che ci siano e che si comprino i giocatori“. Posizioni legittima e rispettabilissima da parte dei tifosi. La pensavo così anch’io quando andavo in Curva a 15-16 anni. E’ giusto che i tifosi ragionino così. Preoccupante è invece che i mass media nazionali siano praticamente tutti allineati dietro questa posizione acritica e totalmente parziale. Ma tant’è.

Ma l’entusiasmo ritrovato questa estate è sicuramente il “miglior acquisto” del nuovo Milan. E’ l’elemento che mi piace di più. E spero che i tifosi non lo perdano alla prima partita sbagliata con la stessa velocità con cui hanno dimenticato e sotterrato i trenta di successi più fulgidi che la storia del calcio ricordi. La seconda cosa che mi piace di questo Milan è la permanenza di Gigio Donnarumma, etichettato come “mercenario” dalla quasi totalità dei tifosi, dalla dirigenza e da una buona parte della stampa. Lui è il nostro vero e unico fuoriclasse e teniamocelo stretto. Godiamocelo finchè c’è. La terza cosa che mi piace di questo nuovo Milan è la permanenza di Vincenzo Montella che l’anno scorso è riuscito a vincere la Supercoppa e a riportare in Europa una squadra molto molto modesta. A rigor di logica se lo fanno lavorare e lo proteggono, quest’anno con una rosa qualitativamente molto più forte, non può non entrare in Champions League. La quarta cosa che mi piace è la presenza di uno zoccolo duro giovane e italiano che ha vissuto con la nostra maglia questi anni di sofferenza: mi riferisco a Bonaventura, Romagnoli, Abate, Locatelli, lo stesso Donnarumma e Montolivo. Quest’ultimo anche giovedì sera ha dimostrato che cosa vuol dire tenere a una maglia contro tutto e tutti. Ha mandato un messaggio da vero capitano.

Passiamo alle cose che non mi piacciono. La prima è proprio Bonucci capitano. Nulla da dire sul valore eccelso del giocatore, protagonista di un incredibile ciclo di vittorie con la Juve. Ma non è da Milan consegnare la “fascia” all’ultimo arrivato, anche se carismatico e fortissimo, soprattutto se è sempre stato simbolo di una grande rivale. Affetto dei tifosi e leadership dello spogliatoio devono conquistarsele tutti sul campo. Non averle “da contratto”. Nemmeno Ibra, sbarcato a Milano, pretese la fascia. Non mi piace Fassone, che da dirigente ha fallito in tutte le sue precedenti esperienze. In questi mesi la sua più grande preoccupazione è stata quella di conquistare i favori della stampa e dei tifosi, soprattutto da social. Lo ha fatto cavalcando l’onda del “facciamo diverso da Galliani“. Per carità, giustissimo non ripetere gli errori della precedente gestione, ma un grande condottiero sa quello che deve fare e agisce sicuro della propria forza e delle proprie scelte. Non ha bisogno spasmodico dell’appoggio della stampa e dei tifosi. Non ha bisogno di “essere diverso” da chi l’ha preceduto per affermarsi. Non mi piace che si dipinga Mirabelli come un grande scopritore di talenti. Lui e Fassone erano all’Inter all’epoca del “colpo” Kongogbia, che ancora adesso mi fa divertire. Un grande cuore rossonero come Sheva ha descritto in maniera obiettiva la campagna acquisti rossonera di quest’estate. Quando si comprano undici giocatori spendendo a destra e sinistra senza nemmeno trattare il rischio di sbagliare è elevatissimo. Da che calcio e calcio le squadre non si costruiscono accatastando giocatori nuovi tutti insieme. Speriamo che il Milan di quest’anno smentisca la consuetudine. Di certo è strano arrivare a fine mercato senza centravanti e prendere il pur ottimo Kalinic a rate dopo aver speso con nonchalance 42 milioni per una giovane promessa come Andrè Silva.

Chiusura proprio sul portoghese che non vorrei fosse l’immagine del Milan di quest’estate. Bello, elegante e che fa sognare in agosto contro i modestissimi macedoni. I tacchi, i veli, le finte, i dribbling e i colpi di classe dell’altra sera sono stati stupendi da vedere. Speriamo che glieli lascino fare anche Chiellini e company. Crotone è il primo test. L’importante è che il ragazzo da 42 milioni non si scoraggi alla prima “marcatura” all’italiana e che continui a profondere la sua classe. Sicuramente cristallina. Lo vedremo subito. Da oggi, finalmente, torna a parlare il campo. E lì di bugie non ce ne sono. Io continuerò a tifare Milan come ho sempre fatto in tutta la mia vita. Anche se ci sono tante cose che non mi piacciono. Ma l’amore per questi colori mi è sempre venuto dal cuore, non dal conto in banca o da una firma sul contratto… nero su rosso.

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