Hakan Çalhanoğlu: il fantasma della scala del calcio

L’incontro di ieri con l’AEK Atene ha fornito, per l’ennesima volta, un quadro clinico desolante sulla squadra di Montella: questo Milan è gravemente malato e pare ancora lontano dalla piena guarigione. Altro giro, altra prestazione incolore, insomma, per i rossoneri, tra i quali, in particolare, è spiccato in negativo (e non è la prima volta) il fantasista turco Hakan Çalhanoğlu.

Il numero 10 milanista, a distanza ormai di tre mesi dal suo arrivo, non ha, infatti, ancora trovato la sua dimensione, complice anche la situazione difficile in cui versa l’intera squadra, e i continui cambi di modulo da parte di Montella, di certo, non lo agevolano in questo compito. La confusione, purtroppo, regna sovrana nella testa dell’aeroplanino e il turco, spostato in lungo e largo per il campo come una pedina del Monopoly, in questo momento non riesce ad offrire altro se non prestazioni deludenti.

Eppure ieri, complice anche lo stop per squalifica nel derby, tutti si aspettavano che Çalhanoğlu (il più fresco dei suoi) potesse fare la differenza sul rettangolo di gioco, invece, le attese sono state tradite e il trequartista, schierato nell’insolita posizione di interno di centrocampo, è parso lento, impacciato, prevedibile e mai efficace nella giocata. L’unica azione degna di nota della sua partita è stata una conclusione centrale dalla media distanza, neutralizzata dal portiere greco. Per il resto, ha ricevuto per 95′ solo porte in faccia dalla difesa giallo-nera.

All’ex Bayer Leverkusen vanno, invero, riconosciute tutte le attenuanti del caso: è arrivato da poco al Milan ed è alla prima esperienza in Serie A. Inoltre, la posizione, per lui totalmente nuova, di mezzala nel centrocampo a cinque pare vincolarlo eccessivamente, imponendogli un’opera di copertura che ne limita, poi, la pericolosità offensiva. D’altra parte, lo stesso Çalhanoğlu aveva avvertito, dopo la partita con la Lazio, di non essere favorevole a un cambio di modulo in corso d’opera, ma le sue parole sono andate inascoltate, specie dopo la grande prestazione (l’unica) contro una modesta Austria Vienna.

Ciò che resta, però, è che, indipendentemente dal ruolo in cui è stato schierato, il turco non ha mai convinto e, forse, non tutte le colpe vanno attribuite al mister. Il tempo, insomma, come ha precisato ieri da Mirabelli, stringe per tutti, anche per i calciatori. Conviene, dunque, iniziare a pedalare a testa bassa già da domenica con il Genoa, pensando più all’impegno e alla cattiveria da mettere sul campo che a numeri, schemi e moduli e statistiche. Per quelle ci sarà sempre tempo in futuro…o, almeno, ce lo si augura.

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