L’esonero di Montella è soltanto rimandato. Su Bonucci…

Due a uno per noi: questo il bilancio degli scontri con la Juve Campione d’Italia e vice-campione d’Europa nella passata stagione. 2 a 1 con una Supercoppa di grande valore e godimento. Eppure la Juve era nettamente più forte e noi ci presentavamo con lo spernacchiato Milan dei Sosa e Vangioni più qualche giovane di belle speranze. Eppure li abbiamo sempre messi in difficoltà sul piano del gioco e in due casi su tre li abbiamo addirittura battuti.

Quest’estate sono stati spesi 250 milioni con l’obiettivo di ridurre il gap nei confronti delle prime della classe e dunque anche della Juve. Dopo dieci giornate di campionato è evidente che il gap non si sia minimamente ridotto e i 9 punti di distacco dalla Juve sono lì a dimostrarlo. Ancora più gravi sono i 12 dal Napoli, i 10 dall’Inter e i 9 dalla Lazio. Ma come? La straordinaria campagna acquisti di quest’estate non era stata fatta con l’obiettivo di lottare per i posti Champions? Posti che peraltro sono passati da tre a quattro. Se poi analizziamo il mercato di Napoli e Inter scopriamo che sono stati fatti solo pochi movimenti senza grandissimi esborsi. Non parliamo della Lazio, che addirittura ha venduto a destra e manca i suoi pezzi migliori. Uno, tra l’altro, proprio al Milan.

Non è passato nemmeno un terzo di campionato e rapporto costo-rendimento della campagna acquisti orchestrata da Mirabelli è imbarazzante. Ci troviamo a esultare per una vittoria in casa del Chievo dopo tre sconfitte e due pareggi bianchi. Ci troviamo a benedire la squalifica di Bonucci, che doveva essere il nostro leader, il nostro trascinatore, il nostro capitano. Quello che gli abbiamo visto fare infatti sono stati tantissimi, troppi, lanci che saltavano il centrocampo e mandavano in fuorigioco i nostri attaccanti, già modesti di loro. Pessime marcature e un’imposizione della difesa a tre che ha spostato gli equilibri tattici consolidati dalla scorsa stagione.

Gli altri equilibri spostati sono quelli degli ingaggi: Bonucci ha firmato un quinquennale da 8 milioni a stagione in una squadra in cui lo stipendio medio è meno di un quarto. E si è presentato come punto di riferimento in campo e nello spogliatoio. Era prevedibile che alle prime sconfitte il gruppo si sarebbe sfaldato e lui sarebbe stato il primo additato come colpevole. Quando c’è un giocatore che gode di privilegi così evidenti rispetto al resto del gruppo o è Ibra che ti fa partire da 1-0 per te oppure rischia di essere emarginato. E’ quello che sta succedendo a Bonucci. La vittoria di Verona ne è la riprova con una squadra unita e che è tornata a giocare palla a terra. L’assenza di Bonucci ha generato un doppio beneficio: psicologico e tattico. Il problema è che il Milan si è legato a lui per cinque anni con un totale di 80 milioni di ingaggio. Evitiamo di infierire su Andrè Silva e su chi ce l’ha portato.

Purtroppo la vittoria di Verona non ha messo al riparo Montella dall’esonero inevitabile ai prossimi passi falsi. Il duo Fassone-Mirabelli non ammetterà mai di aver sbagliato tutta la strategia di costruzione della squadra e, alle prossime sconfitte, il colpevole tornerà ad essere l’allenatore. Purtroppo l’esonero è soltanto rimandato. Chi arriverà al suo posto sarà chiamato a un compito ancora più difficile e con una dirigenza che oltre agli errori commessi non avrà nemmeno più la fiducia della gente e l’effimera credibilità di quest’estate. Ho riletto un mio articolo agostano in cui ricordavo tristemente l’interista che “sognava sotto l’ombrellone” e avvertivo per noi il medesimo rischio. Purtroppo il paragone prosegue e adesso il rischio concreto è quello di ripetere le annate morattiane con due-tre o addirittura quattro allenatori.

In tutto questo c’è un presidente desaparecido che tra soldi spesi e presi in prestito ha tirato fuori qualcosa come 950 milioni, ma si è palesato solo un paio di giorni a Milano. Non solo, dopo aver riempito di soldi la vecchia proprietà si sente dire da Berlusconi: “Non mi piace questo Yonghong Li, è sparito“. Ma come Silvietto? Questo ti tira fuori 1 miliardo di euro e poi ti deve pure dire dove è andato? Qualcosa di strano c’era e continua ad esserci. Ma non ci addentriamo e ci limitiamo a rilevare che forse è ancora presto per rivendicare l’hashtag #icinesinonesistono, diciamo che per ora ci sono, ma non si vedono più. E non si sente più nemmeno il famoso ruggito di Huarong. Un ruggito finto come tante altre cose “inaccettabili” che ci hanno raccontato da due anni a questa parte. E non ho usato un aggettivo a caso.

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