Milan, il 3-5-2 è una dogma per Montella, ma quanto è alto il prezzo da pagare?

La partita di ieri contro la Roma, aldilà del gioco espresso (a tratti buono) e del deludente risultato finale, ha fornito alcuni spunti di riflessione interessanti circa quello che potrebbe essere l’assetto definitivo del nuovo Milan. Mister Montella, in queste prime 13 partite ufficiali, ha sperimentato molto, cambiando frequentemente (forse troppo) uomini e sistemi di gioco, sino ad approdare a un, ormai, definitivo 3-5-2. Tale modulo, che assicura maggiore protezione alla difesa e una più costante spinta sugli esterni, pare calzare a pennello con le caratteristiche tecnico-tattiche dei nuovi acquisti rossoneri e non è, allora, un caso che nell’incontro di ieri, ben nove di loro siano stati selezionati nell’undici di partenza. Tale dato avrà, di certo, fatto felice la dirigenza rossonera che, dopo l’incontro del Marassi della scorsa settimana, aveva punzecchiato l’allenatore campano, reo di aver relegato alla panchina gran parte dei nuovi innesti.

L’altra faccia della medaglia è che il 3-5-2 rischia, tuttavia, di tagliare fuori dalla squadra titolare (come è avvenuto ieri sera) due dei pilastri del Milan della scorsa stagione: Bonaventura e Suso. L’ex Atalanta, reduce, peraltro, da un serie di guai fisici e, dunque, non ancora in condizioni ottimali, sta faticando, e non poco, a digerire il cambio di modulo, che dà poco spazio all’estro e ai suoi proverbiali inserimenti, richiedendo, di contro, copertura e tanta corsa. Ciò posto, va, invero, precisato che, anche laddove Montella avesse optato per il 4-3-3, a Jack sarebbe toccato comunque il ruolo di mezz’ala e, allora, il problema va spostato dal modulo al modo di interpretare la posizione e di trovare il verso giusto per risultare ugualmente decisivi. Discorso diverso quello che riguarda lo spagnolo, che, consacratosi in rossonero come esterno destro del trio offensivo, è chiamato a un ritorno alle origini, ossia al ruolo di secondo punta, ricoperto, peraltro con un certo successo, sia nel Cadice che nel Genoa.

Entrambi i calciatori si sono, invero, mostrati sempre disponibili al cambiamento e si stanno sforzando a recepire il più velocemente possibile i diktat dell’allenatore, tuttavia, è innegabile che il loro rendimento così come i tempi di adattamento al nuovo ruolo possano risultare fortemente incisi dai risultati negativi raccolti, di recente, dalla squadra. Insomma Montella si trova dinanzi a un bivio, il primo e forse quello decisivo per l’intera stagione: deve decidere se puntare sul progresso, rischiando di sacrificare anche due pedine essenziali della sua rosa, o abiurare e ritornare al collaudato 4-3-3, affidandosi a chi in Europa (quella minore) lo ha condotta da solo (o quasi) la scorsa stagione.

 

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