Punto tattico: Milan, perché non tornare alla difesa a 4?

La tipologia di modulo è sicuramente una delle domande più frequenti per il nuovo Milan di Vincenzo Montella. L’inizio del campionato aveva visto il tecnico optare per una difesa a 4, dando continuità alle idee della passata stagione. Poi, la brusca frenata all’Olimpico contro la Lazio di Simone Inzaghi, ha segnato la svolta decisiva: Montella passa alla difesa a 3. Bonucci, Romagnoli e Musacchio ( Zapata ), con Rodriguez ad agire sulla corsia di sinistra e Abate ( Borini ) ad agire sulla corsia di destra, causa infortunio di Conti ( lesione del legamento crociato anteriore ). I match contro Sampdoria e Roma, però, hanno evidenziato diverse lacune tattiche.

La retroguardia troppe poche volte risulta essere allineata, con scarsa comunicazione tra i componenti del reparto. La difesa non sale nei momenti di maggior spinta, tendendo ad arretrare così da allungare la squadra favorendo gli inserimenti centrali dei centrocampisti avversari. Con la difesa a 3 è indubbio che un grande contributo deve essere offerto dagli esterni, chiamati a ricoprire l’intera fascia per garantire solidità alla fase difensiva e maggior spinta nella fase offensiva. Se ciò non avviene, si corre il rischio di ritrovarsi in inferiorità numerica nella fase di non possesso.

Inoltre è doveroso sottolineare che, con la difesa a 3, il Milan si ritrova con Romagnoli del tutto spaesato, Borini adattato sulla corsia di destra, Musacchio troppo spesso alternato a Zapata e Bonucci che non sembra essersi ancora integrato nel nuovo progetto.Forse, la difesa a 4 avrebbe garantito maggior compattezza tra i reparti, senza correre il rischio di dover rinunciare a giocatori come Suso e Bonaventura che, come mostrato nella passata stagione, sembrano essere indispensabili a questo Milan con il 4-3-3.

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