SM/ Futuro societario: tra le delucidazioni di Yonghong Li e il ruolo di Scaroni. Il punto

Da presidente del Vicenza di Guidolin a presidente del Milan. Che salto, vent’anni dopo, sarebbe per Paolo Scaroni, ai più noto per esser stato ai vertici di Enel ed Eni tra il 2002 e il 2014. Sarebbe lui, oggi consigliere d’amministrazione del Milan di proprietà cinese, il nome più gradito al fondo Elliott qualora nei prossimi mesi diventasse necessario un passaggio di mano da parte di Yonghong Li. Nulla di certo, sia chiaro. Solo una suggestione, per ora. Che ha qualche fondamento. Anche se per ora l’indiscrezione de La Repubblica è stata seccamente smentita.

Intanto, va sottolineato come Scaroni sia legato da amicizia personale (e professionale) con Silvio Berlusconi. Fu l’ex premier a nominarlo al vertice di Enel, nel 2002, e di Eni, tre anni più tardi. Fu sempre l’ex Cavaliere a tessere, anche grazie al ruolo di strategico dell’Eni di Scaroni, le trame diplomatiche più importanti, in Nord Africa e in Russia (non a caso è facile rintracciare foto di Scaroni al Cremlino con Vladimir Putin). E fu sempre Berlusconi a cedere al manager veneto un piccolo pacchetto di quote del Milan prima del passaggio di consegne ai cinesi. E ancora: si narra che nel “Patto del Nazareno” tra il leader di Forza Italia e Matteo Renzi da parte del primo ci fosse la volontà di confermare Scaroni al vertice di Eni. Il compromesso fu la presidenza (attuale) affidata a Emma Marcegaglia e il ruolo di amministratore delegato a Claudio Descalzi, “fidato” proprio di Scaroni. Da qui il motivo per cui si narra che , dalle parti di San Donato Milanese “comanda ancora lo scaronismo”. Se non fosse ancora chiaro il rapporto che lega i due, nel 2015, Berlusconi (col placet di Matteo Salvini) pensò ripetutamente all’amico Claudio per la candidatura a sindaco di Milano da opporre a Beppe Sala. L’interessato rifiutò, venne candidato Stefano Parisi, ma quel “no, grazie” non compromise il rapporto.

D’altronde l’amore per Milano (e per il Milan) di Scaroni è noto. Letizia Moratti sfruttò abilmente l’asse anche per conquistare Expo 2015 contro Smirne, grazie ai canali diplomatici di Eni: “Noi collaboriamo molto con la Farnesina – spiegò al tempo il manager -. Operiamo sotto l’egida del Ministero degli Esteri in tutti i Paesi. Ci capita, soprattutto nei Paesi del petrolio, di avere delle relazioni evidentemente forti. Queste relazioni le abbiamo messe al servizio di questo obiettivo così importante di portare l’Expo 2015 a Milano“. Detto fatto. Al punto poi, scontato, che lo stesso Ente diventò partner ufficiale dell’Esposizione Universale per le “iniziative sostenibili nei Paesi africani”.

Insomma, un manager a tutto tondo. Più che un sindaco, era ottimo nelle vesti di Ministro degli Esteri “ombra” di qualsiasi governo, a cominciare da quelli presieduti da Berlusconi. E chissà che non torni di moda per il vertice del Milan che qualcuno comincia a vedere un po’ meno con gli occhi a mandorla.

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