Il paradosso della cattiveria

Partire dalla chiusura. Si potrebbe sintetizzare così la prima settimana di lavoro di Gennaro Gattuso da tecnico della prima squadra del Milan. Concentrazione, dunque, sulla fase finale della manovra, ovvero la finalizzazione delle occasioni create. Una criticità, palesatesi in maniera evidente nel match contro il Torino, ha posto la pietra tombale sull’avventura milanista di Vincenzo Montella. Contro i granata troppe le palle-goal cestinate da Kalinic e compagni. Comprensibile – ma assolutamente ingenerosa e deleteria – la contestazione ai danni del croato, certamente non un campione ma ineccepibile a livello di professionalità.

Emblema

Come dichiarato, dunque, dallo stesso Rino, si dovrà cambiare qualcosa la davanti. Perché, al netto dell’occasione cestinata dal singolo, il Milan fatica a mandare in rete i propri attaccanti. Palesando un problema che trascende la disposizione tattica del collettivo costruito da Fassone e Mirabelli in una delle estati più frizzanti della storia rossonera. Rimarcando il bisogno di incrementare la cattiveria agonistica – pregio oggettivamente indiscutibile del Gattuso giocatore – delle punte negli ultimi 16 metri.

Senza appello

Contro il Benevento, naturalmente, ci si aspetta una vittoria. In una gara nella quale sarebbe peccato mortale sottovalutare l’avversario, nonostante le 14 sconfitte su 14 match disputate. Ma, cosa ancor più importante, al Milan serve segnare, specialmente con Andrè Silva, Kalinic e Cutrone. Adesso, con un nuovo tecnico, le attenuanti sono davvero finite. Il Diavolo non può più aspettare.

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