Milan da film dell’orrore, serve un regista all’altezza

Di registi per un film horror è pieno il mondo. Il prodotto Milan sarebbe molto appetibile, lo è ormai da circa sei anni se non di più. Pare non ci sia limite al peggio e starsene qui a disquisire di obbrobri è ormai tanto inutile quanto noioso. Se parliamo di un regista in campo, come se fosse l’unica cosa che manca a questa scalcagnata ciurma depressa, invece la quantità scarseggia. Acquistato Biglia a suon di milioni, come fosse la panacea di tutti i mali, l’argentino sta naufragando come un po’ come tutti gli attori di questa farsa che deve arrivare a maggio e siamo soltanto a dicembre.

I discorsi ormai si fotocopiano di anno in anno e dopo Andrea Pirlo in mezzo al campo vi è stato il vuoto assoluto. Abbiamo spacciato Sosa come un giocatore di calcio e taluni avevano anche asserito che “in fondo il suo lo fa”, dopo aver messo a pascolare per anni grezzi fabbri (Muntari) stagionati ex campioni (Essien) o apprezzabili ma irruenti francesi (Flamini) che ben poco hanno lasciato se non macerie. La costruzione del Milan ancelottiano nel 2002, disegnata intorno a Pirlo, avrebbe dovuto essere stata imitata nel tempo intorno ad altri risoluti ed eleganti organizzatori di gioco che avrebbero potuto prendere lo scettro del bresciano e condurre il Milan verso stagioni migliori.

Non serve un regista o un singolo attore per cambiare il copione (forse soltanto Ibrahimovic era riuscito da solo a portar beneficio, e non faceva il regista) ma se il centrocampo, com’è vero, è l’anello di congiunzione tra difesa e attacco e il reparto cruciale per far nascere i fiori, con tutta la buona volontà di una onerosa campagna acquisti, non ha trovato ancora i suoi interpreti perfetti. Dove sono, oltre a Biglia, i prodigi mostrati da quel Locatelli ammirato all’inizio della scorsa stagione, e che ora, una volta sfumata la novità dell’esordio e le lodi sempre troppo frettolose della stampa, sono andati smarriti per strada? Se è vero che la squadra non sa reagire alle difficoltà, è allora altrettanto corretto affermare che probabilmente, anche in mezzo al campo, i milioni di Biglia e la ventata di gioventù di Locatelli, qualcosa di meglio rispetto ai fabbri e agli stagionati sopra citati, vanno riviste come occasioni quasi perdute. Quasi, speriamo.

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