Il degente Milan attende la primavera

Puf, tutto dissolto. La continuità non è proprio il pezzo forte di questo Milan. Dopo il sacrificio e il cuore buttato oltre l’ostacolo nel derby di Coppa, il Milan rientra nei suoi ranghi, ossia effettua solo un tiro in porta nello specchio viola in sessanta minuti nell’indigesto pranzo delle 12.30 all’”Artemio Franchi”. È il capolinea di un 2017 che mai avremmo immaginato potesse essere peggio degli altri anni, in cui il pubblico rossonero aveva già pagato dazio a sufficienza. Il gol di Simeone a venti minuti dal termine era un premio sostanzialmente giusto per la Fiorentina, seppur i viola non fossero stati così trascendentali ma avessero sfiorato il gol in almeno tre occasioni sino a quel momento.

Un Milan debole, spuntato, senza anima né manovra, diversissimo da quello osservato il giorno dopo Santo Stefano e purtroppo alquanto spesso osservato nel corso della stagione, è riuscito ad agguantare l’1-1 con una giocata di Suso, la solita, rientro e tiro, quella che lo aveva portato al gol nel derby di campionato, a Verona contro il Chievo e in mille altre occasioni. Pare questa l’unica fonte da cui il Milan si abbevera, e questo non è necessariamente un male. Sul tentativo dello spagnolo è lesto ad approfittarne Chalanoglu, che si ricorda di essere un bravo giocatore e se non altro esce dal guscio di mesi difficili. Cutrone questa volta non è stato protagonista, o meglio non è stato reso tale dalla totale assenza di suggerimenti nei suoi confronti. Donnarumma senior si è esaltato in un paio di occasioni, Romagnoli ha rischiato l’ennesima espulsione e Bonucci è parso ancora una volta in imbarazzo difensivo.

Il picco di influenza quest’anno ha messo a letto molti italiani e anche il Milan attende la primavera per poter provare a rifiorire nello spirito e nella salute. I viola, che in estate avevano venduto quasi tutti in una diaspora che li aveva portati ad avere il peggior voto nelle pagelle del mercato, si tengono due punti di vantaggio nei confronti dei rossoneri, contro i quali, in quell’estate bollente vissuta a colpi di acquisti, nona avrebbe dovuto esserci partita. Non sappiamo come proseguirà la stagione: l’Epifania si porterà via le feste e porterà il Crotone a San Siro, forse l’aspirina ideale per questo Milan influenzato. Poi ci sarà tempo di rifiatare (il campionato si ferma nel week-end del 13 e 14 gennaio), di preparare meglio le partite, come vorrebbe Gattuso, che alla vigilia di Firenze ha denunciato il poco tempo a disposizione, prezzo da pagare per aver voluto calcio anche in periodo natalizio, e riorganizzare meglio le idee. Con un chiodo fisso: trovare la continuità, l’unica cosa che permetterebbe di dare un senso a quest’altro libro nero, più che rossonero, che è la stagione ’17-’18. E con una speranza che è quasi certezza: c’è un certo Andrea Conti ancora fermo ai box che quella primavera potrebbe portare, o meglio riportare, al capezzale di un Milan più che mai bisognoso della sua spinta.

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