Mino: piano riuscito. Gigio, non parli? Chi tace acconsente. Peccato

Ha vinto Carmine da Haarlem. Niente da fare: contro Mino non c’è partita. L’ha fatto ancora. Non è la prima, non sarà l’ultima volta. E noi, popolo impotente, ci rimettiamo. Anche se, ormai, ci abbiamo fatto l’abitudine.

Partiamo dal definire il rapporto fra Gigio e Mino. I casi sono due. A) Il piccolo Gigio è totalmente in balia del suo magnaccia: Mino. B) Al signore Gianluigi Donnarumma sei milioni in cassa all’anno sembrano pochini.
Posto che di diciottenni che prendono sei milioni all’anno ne nasce uno al secolo (esagerando), la seconda tesi non regge più di tanto. Aggiungiamoci che quei santissimi sei milioni li prende per giocare nella squadra che tifa (non proprio una squadra qualunque). E, soprattutto, che da contratto è (a questo punto sarebbe) destinato a prenderli fino al 2021. Il buon Gigio non va proprio in contro a una catastrofe economica insomma. Eppure, tant’è.

E’ in questa fase della vicenda che entra in scena l’altro personaggio. Quello non altissimo e paffuto. Il burattinaio, lenone, magnaccia. Chiamatelo come volete, anche procuratore. In una parola: Carmine. A cui tutti preferiscono “Mino”. Ecco, questo Mino ne ha fatte tante in carriera. Ma un teatrino del genere neppure lui era mai riuscito a inscenarlo. Del resto il suo piano era chiarissimo. Tremendamente diabolico ma essenzialmente perfetto. 

LA RICOSTRUZIONE

A inizio luglio Gigio decide di non rinnovare. Insulti, tragedie, suicidi. Metà luglio, Gigio ci ha ripensato: firma. E si porta dietro il fratellone. Pace è fatta. Due giorni fa altra bomba. Gigio cambia idea: vuole andare. Il motivo? Violenza psicologica. Cosa che tutti smentiscono, a mani bassissime. Più nello specifico una clausola. Quella, famosa, dei 50 o 100 milioni: prezzi da pagare per aggiudicarselo, in base al piazzamento del Milan in campionato. Ecco, quella clausola non esiste. E’ stata intenzionalmente esclusa prima della firma, per motivi strani. Con il consenso di tutte le parti, questo è certo. Anche perché, in caso contrario, Gigio non avrebbe firmato. Molto semplicemente. Eppure l’entourage del giocatore dice che, al momento della firma, non era a conoscenza dell’esclusione della clausola.

IL PIANO

Premessa: Mino Raiola è un furbone col pensiero fisso dei soldi. A lui la non-cessione di Gigio proprio non è andata giù. Per di più, ultimamente ha compreso che ad oggi il Milan non ha alcun interesse di vendere Gigio. Per due motivi. A) Gli ha appena rinnovato il contratto, assai copiosamente. B) La banda che era di Montella, ora in mano a Gattuso, sta facendo disastri in campionato: il prezzo del ragazzo è inevitabilmente sceso. L’unico modo per ribaltare la situazione, deve aver pensato Mino, sta nel rovinargli il rapporto con i tifosi. E con la società. Come? Attraverso i media, che chiaramente amplificheranno al massimo la vicenda. E così fu. Il teatrino ha trovato compimento ieri. Quando i tifosi hanno preso posizione, una volte per tutte: “Vattene, pazienza finita”.

LA VERITA’

Dunque, Raiola è un fenomeno o Gigio è assai ingenuo? In medio stat virtus. Ma da qualche parte deve pur pendere questa virtus. Probabilmente Gigio è rimasto in balia del suo procuratore, il quale ne ha soppiantato totalmente la personalità (che a questo punto va messa in dubbio). Perché in campo Gigio ha fatto vedere di tenere veramente al Milan. E quel bacio allo stemma non era altro che l’atto spontaneo di un ragazzo neppure diciottenne. Spontaneo e vero. Come è lui, lo dicono tutti. Mino lo sta rovinando, o forse l’ha già rovinato. Il piano è riuscito e i tifosi hanno deciso. Palla a Gigio.

 

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