Troppe incertezze all’orizzonte: su Fassone-Mirabelli il giudizio è sospeso

Dalle scintille di mercato agli schiaffi d’autunno. La parabola di Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli è lo specchio dell’umore della tifoseria milanista nel 2017. Anno nuovo, vita nuova? Mica tanto, perché i nodi da dipanare sono ancora tutti lì sul tavolo dei due dirigenti rossoneri che dalla scorsa primavera si sono certamente assunti una responsabilità che non aveva eguali nei loro curricula.

E’ sempre il campo a regnare sovrano nelle sentenze calcistiche. Le prime difficoltà di gestione di una società gloriosa quanto complessa come il Milan sono emerse man mano che le attese venivano tradite dai giocatori. E così, dopo i fasti del mercato, è saltata la testa di Vincenzo Montella. Ma solo il derby del 27 dicembre ha messo Rino Gattuso momentaneamente al riparo dalle bufere. In mezzo la bocciatura del voluntary agreement da parte dell’Uefa, con gli annessi dubbi sulla stabilità finanziaria di un club appeso per i prossimi dieci mesi al rifinanziamento del debito con Elliott.

Anche il mercato, giudicato eccellente, è stato messo in discussione. Da Leonardo Bonucci a Lucas Biglia, da Hakan Calhanoglu a Ricardo Rodriguez: per ora, nessuno ha convinto con la sufficienza piena in pagella. Le certezze di questo Milan sono ancora nell’usato “sicuro”: da Alessio Romagnoli a Suso, da Giacomo Bonaventura a Patrick Cutrone, che usato non è, ma è pur sempre un prodotto delle giovanili, quindi fatto, finito e pronto nella cucina di casa. In mezzo, un po’ di rimpianti, compreso un Bryan Cristante, ceduto troppo frettolosamente dalla precedente gestione. Poi la querelle su Gigio Donnarumma, ancora tutta da risolvere e con le solite nubi sul futuro, forse lontano da Milano. Insomma, il giudizio sull’accoppiata Fassone-Mirabelli è sospeso. Almeno fino al termine di questa stagione. Con una Coppa Italia e, magari, un’Europa League in bacheca (e annessa qualificazione in Champions) tutto si ribalterebbe. Come sempre accade col pallone.

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