Auguri Rino: quarant’anni da combattente

Dino Zoff a quarant’anni vinceva un Mondiale. Paolo Maldini a quarant’anni si apprestava a disputare l’ultima stagione della sua carriera. Gennaro Gattuso da Corigliano Schiavonea ha giĆ  fatto entrambe le cose. Nel 2012, in lacrime, ha fatto parte della diaspora rossonera (insieme a lui Nesta, Seedorf, Zambrotta) che colpiva il Milan in un sol colpo, privandolo di Santoni che nei momenti di difficoltĆ  sapevano tirar fuori la squadra dalle secche e avvertivano, oltre che il peso degli anni, anche delle medaglie.Ā Sei anni prima si era tolto forse la gioia piĆ¹ grande della sua carriera, vincendo la Coppa del Mondo a Berlino, contro la Francia, lui che ĆØ stato un vero muro invalicabile per molti avversari. Gattuso compie 40 anni un martedƬ di gennaio da allenatore del Milan, forse molto prima di quanto se lo sarebbe immaginato. ƈ stato il solito ruspante ragazzo del sud, centrocampista dai piedi poco nobili, comunque un po’ aggiustati nel tempo, ma con due polmoni e soprattutto un cuore grande cosƬ.

Che ha fatto irruzione nel calcio con la sua irriverenza, il suo carisma e quel saper prendersi in giro proprio solo delle persone intelligenti. Se il Gattuso allenatore ĆØ ancora presto per poterlo inquadrare, ci resta il ricordo di un combattente straordinario, eccessivo in tutto: nell’impegno, nelle sfuriate, nell’aiutare il compagno. Vero e autentico a tal punto da confessare senza mezzi termini che dopo Istanbul a lui erano scesi gli attributi, quelli sfoderati sempre in mille partite, e se ne sarebbe voluto andare altrove. Tradimento? Forse. Ma non ĆØ accaduto. Preferiamo derubricarlo come troppo amore per una maglia che ha iniziato a vestire nel 1999, l’anno del centenario, quando Zaccheroni lo prende dalla Salernitana e lui, ancora senza barba e con un faccino liscio seppur giĆ  torvo, smania per conquistarsi il posto. Nel derby di andata in ottobre, che il Milan vince in rimonta, arriva muso a muso con un certo Ronaldo, che non si chiama Cristiano ed era ugualmente l’incubo di tutti i difensori. Niente male questo calabrese che non ha paura di nulla. Zac lo deve perĆ² dosare e tempo dopo Gattuso lo ringrazierĆ  per non averlo bruciato. Il Milan sta per salutare Albertini, il centrocampo sta per mutare pelle e Gattuso ne diverrĆ  un titolare inamovibile.

Con Ancelotti, che costruisce una squadra a trazione anteriore, lui si farĆ  il mazzo per tutti. Gattuso-Pirlo-Seedorf ĆØ la filastrocca portata a spasso in tutti i campi d’Europa, e per “Rino” arrivano i primi successi: Champions League a Manchester dopo 15 giorni di insonnia per la semifinale (un altro derby), scudetti, Coppa Italia, Mondiale per club e Supercoppe Europee. Non si risparmia in nessun campo, frutto anche del temperamento messo su a Glasgow, Scozia, dove si gioca il primo derby del mondo per intensitĆ  e significato socio-culturale e lui era in campo nei Rangers, e dove trova pure l’amore. Nello spogliatoio ancelottiano organizza scherzi con Kaladze, georgiano, ma con il quale aveva legato particolarmente nonostante una velatissima distanza geografica. Con Brocchi condivide una sincera amicizia e la tempra di guerriero, e dove gli altri campioni che infarcivano il Milan ricamavano e disegnavano, lui spazzava il cortile e spostava i mobili. Se il Milan ha vinto tanto lo dobbiamo anche a Rino Gattuso. Al netto delle debolezze e di un viaggio da allenatore iniziato in mezzo ai tormenti e ancora tutto da svelare. Alla gente calciofila, in fondo, piacciono soprattutto questi tipi tosti d’altra epoca: niente creste nĆ© selfie, solo spada e scudo quando ĆØ il momento di battagliare. E allora buon compleanno Rino. Un polmone dei tuoi ne vale dieci dei nostri. Nessun intoppo in panchina potrĆ  smentirlo.

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