Questione San Siro, seguire la testa o il cuore?

Ci sono cose che fanno giri immensi e poi ritornano, sempre. Come il discorso sullo stadio, di cui si è a lungo parlato sin dall’era di Barbara Berlusconi, e di cui si continua a parlare ciclicamente. Il Milan pensa allo stadio di proprietà, non è una novità, appunto. Il botta e risposta tra Sala e la società lascia intendere che ci sia una certa tensione tra le parti, e che in un modo o nell’altro la questione prenderà toni spiacevoli o comunque fastidiosi.

In ogni caso, il Milan ha preso tempo, ma ha già dato un segnale, disdicendo il contratto con la società che gestisce i servizi di San Siro (anche l’Inter a ruota ha fatto lo stesso). Si potrebbe anche trattare soltanto di una riformulazione dell’accordo, ma questo non è ancora stato reso noto.

A parte il sunto dell’argomento, mi preme dire molto semplicemente che è difficile immaginare un Milan lontano da San Siro. La struttura (una delle più belle d’Europa), ma soprattutto i ricordi che racchiude, l’hanno resa un’insostituibile casa per i milanisti. Secondo un’indagine condotta tra Camera di commercio e Università degli Studi di Milano nel 2014, San Siro per i milanesi è un simbolo, quasi alla stregua del Duomo e della Triennale.

Una questione di cuore, appunto. Ma purtroppo solo di cuore perché economicamente la collaborazione con l’Inter non è conveniente. Basti pensare al modello Juve e all’incremento di incassi che ha apportato la costruzione del nuovo stadio di proprietà. Nell’anno del lancio, ad esempio, i bianconeri incassarono 31 milioni, il triplo dell’anno precedente al Delle Alpi. Cifre ancora lontane da quelle di altri club europei (per l’Arsenal siamo oltre i 100 milioni annui), ma comunque un passo avanti notevole.

E’ difficile scindere mente e cuore in questi casi, e per un tifoso rossonero sarebbe impossibile forse scegliere quale strada prendere. Ma pensare a un Milan lontano da San Siro, oggi, è ancora una triste e folle congettura.

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