Storia di un ex, Giuseppe Sabadini: musica sulla fascia

Lo sentiamo dire qualche volta oggi, non appena un giocatore approda in una nuova squadra: “Sono sempre stato un vostro tifoso”. Parole abusate, abusatissime. Non nel caso di Giuseppe “Tato” Sabadini, difensore che ha vestito la maglia del Milan nei Settanta, dal 1971 al 1978. E dire che per lui era pronta una carriera da marmista: un giorno, chiamato dall’Inter per un provino, l’emozione ebbe il sopravvento e la cosa andò malissimo.

Friulano di Sagrado, pareva dunque aver già appeso gli scarpini al chiodo prima di iniziare, fin quando non fu la Sampdoria a farsi viva: sotto la guida del grande Fulvio Bernardini, a 17 anni il nostro trova spazio e nobiltà, partendo da ala e venendo spostato terzino. Ecco allora che il mercato italiano si sveglia: Juventus, Inter e Milan si danno battaglia e alla fine la spuntano i rossoneri. Il Milan ha chiuso da poco la campagna internazionale del 1969, Coppa dei Campioni e Intercontinentale, e nelle pagine di storia è appena stato trovato posto per Italia-Germania 4-3 ai Mondiali messicani. C’è uno scudetto da conquistare, il decimo, quello dell’agognata stella e il Sior Rocco detta gli ordini: Sabadini, a suo vedere un po’ indolente e pigro, viene strigliato a dovere. Il risultato sono 244 partite in rossonero, con due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe, e quello scudetto soltanto sfiorato. Nel 1973 a Verona, la disfatta gli toglie la gioia più bella.

Persona garbata, disponibile e sempre desideroso sin da giovanissimo, mentre attaccava figurine agli album dei calciatori, di vestire quella maglia indossata da Nordhal o Rivera, Sabadini è stato un punto fermo di quegli anni romantici di pallone. Non solo in campo ma anche fuori: entusiasta e disponibile, si è sempre lasciato coinvolgere nelle iniziative dei tifosi, visitando i Milan Club e talvolta concedendosi anche qualche strimpellata alla chitarra, sua grande passione. Saluta il Milan nel 1978, lasciando il posto ai Baresi e ai Collovati, giovanotti che stanno conquistando spazio e dando inizio a un nuovo corso. E nonostante una carriera prospera e vissuta sugli scudi, non appena si allontana da Milano ecco il decimo scudetto: arriva nel maggio ’79, quando lui è già a Catanzaro, dove giocherà sino al 1983. Il Milan, in quella stagione trionfale, passò proprio di là il 29 aprile di quel 1979, giusto una settimana prima del punto decisivo per il tricolore. Maldera, Novellino e Antonelli firmarono la decisiva vittoria per 3-1: a “Tarzan” Sabadini, rossonero vero e non per convenienza, non sarebbe mai dispiaciuto fino in fondo.

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