Riapre San Siro, arriva l’Arsenal. Milan, vinci per Davide

San Siro, che nella serata di ieri si sarebbe dovuto trasformare in una bolgia di tifosi rossonerazzurri entusiasti di vivere un derby importantissimo per le sorti d’entrambe le squadre milanesi, è rimasto vuoto, cancelli chiusi, riflettori spenti. E non poteva essere altrimenti.
Quanto accaduto al povero Astori, ha lasciato sgomento l’intero universo calcistico: dai tifosi tutti, senza nessuna bandiera, ai calciatori, compagni di squadra, ex o di nazionale, o semplici amici.
Lo shock è stato grande, ma il calcio, così come la vita – per fortuna o purtroppo, punti di vista – va avanti.
Questa appena iniziata è la settimana degli ottavi di Europa League, di Milan-Arsenal.
Come arriva la squadra ad uno dei tanti importanti banchi di prova al quale i rossoneri sono stati o saranno sottoposti in questa fase delicatissima della stagione? Sotto l’aspetto fisico, inutile negarlo, lo stop del 27° turno di campionato è stato certamente positivo. In un periodo fitto di impegni probanti, che ha visto il Milan scendere in campo praticamente ogni tre giorni, giocandosi il tutto per tutto per ridare un senso ad una stagione che sembrava prossima ormai ai titoli di coda già a fine novembre, puntando spesso e volentieri sempre sullo stesso undici base, una settimana senza partite ufficiali avrà permesso ai ragazzi di rifiatare un attimo.
Su quello psicologico la chiave di lettura può essere duplice. Davide è – difficile ancora parlarne al passato – un prodotto del vivaio rossonero, ha respirato Milanello e vissuto quello che è l’ambiente Milan. Di conseguenza è facile immaginare che la disgrazia ha colpito non solo chi l’ha visto crescere dentro il Milan come Filippo Galli o Franco Baresi, non solo chi ci è cresciuto assieme come Luca Antonelli, o chi con lui ha condiviso la maglia di altre squadre di club o della Nazionale, ma tutto il mondo Milan. Premettendo che l’atmosfera europea ed il blasone dell’avversario sono già di per sè un grosso stimolo a far bene, questo dolore può e deve tramutarsi in rabbia, in determinazione, affinchè oltre che per il mero risultato sportivo, la vittoria arrivi per onorare la memoria di Davide, un nostro amico, un nostro fratello, uno di noi.
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