Meriti al gruppo, gloria a Romagnoli: decisivo proprio contro la ”sua” Lazio

La vita riserve sempre emozioni di ogni tipo: amore, dolore, malinconia, gioia, e chi ne ha più ne metta. Per i calciatori non è facile gestire questo mix di sensazioni dato che, in una singola circostanza potrebbero viverne più di una contemporaneamente. Nella serata di ieri è toccato ad Alessio Romagnoli, match-winner per il Milan nella semifinale di Coppa Italia vinta ai rigori contro la Lazio.

Una gara difficile, sia dal punto di vista climatico che tattico. Sotto la neve la sfida dell’Olimpico tarda a sbloccarli, e per decretare la squadra che il prossimo 9 maggio sfiderà la Juventus non bastano neanche i supplementari. Si va dunque ai tiri di rigore. Dal dischetto inizialmente sbagliano in quattro, due parte: Rodriguez e Montolivo per il Milan e Milinkovic-Savic e Lucas Leiva per la Lazio. Viene steso il tappeto rosso per i portieri, almeno per il momento… Donnarumma induce Felipe all’errore ed il Diavolo prende in mano l’occasione giusta per staccare definitivamente il pass per la finale.

Davanti a Strakosha arriva Romagnoli. Un carico di responsabilità, un tiro che magari il suo cuore biancoceleste vorrebbe fallire ma che la sua mente deve mettere assolutamente a segno. Breve rincorsa, mancino chirurgico, gol. Il Milan vola in finale. La sua reazione non è quella usuale vista in occasione di una qualificazione ad una finale. Alza lo sguardo al cielo, come se volesse dimenticare subito ciò che ha appena fatto. Allo stesso tempo Romagnoli è consapevole dell’importanza di quella rete, forse la più importante della sua carriera.

Il rigore decisivo, siglato proprio contro la Lazio, è il culmine di un percorso di maturazione che il giovane difensore da vivendo proprio con la casacca rossonera. Romagnoli ha lasciato alle sue spalle il duro inizio di stagione, regalando al pubblico milanista prestazioni ai limiti della perfezione nel secondo episodio della stagione, quello della svolta del Diavolo. Sotto la guida di Gattuso e i consigli di Bonucci, suo collega di reparto, l’erede naturale di Sandro Nesta ha trovato la sua dimensione, quella perfetta, quella che lo ha già reso uno dei migliori difensori italiani in circolazione.

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