C’è rammarico, ma dopo mercoledì tutti avremmo firmato per il pari. Ora blindiamo Milanello e infuochiamo San Siro

Laureatosi in Giurisprudenza nel 2015, Giovanni D’Avino è giornalista pubblicista dal 2016. Praticamente nato con la passione per il giornalismo ed il calcio, soprattutto quello a tinte rossonere, nel dicembre 2012 entra a far parte di SpazioMilan.it, per il quale attualmente svolge il ruolo di Coordinatore di redazione. Da alcuni anni collabora anche con il settimanale calcistico Corriere del Pallone.

Non facciamo troppo i preziosi, cari amici tifosi rossoneri: sin dalle immediate ore che hanno seguito il naufragio sportivo di mercoledì sera in finale di Coppa Italia, tutti noi avremmo messo la firma per uscire indenni dalla sfida di oggi contro l’Atalanta. Lo si è avvertito chiaramente sia dai tifosi presenti a Roma e che mestamente lasciavano gli spalti dell’Olimpico, sia dai tanti commenti ricevuti sui social ai post di SpazioMilan.it. Saremmo andati ad affrontare una squadra in stato di grazia, fisico e mentale, e guidata da un tecnico capace di esaltarsi contro le big. Ecco perchè, a meri conti fatti, l’1-1 maturato all’Atleti Azzurri d’Italia tutto può essere considerato fuorchè un brutto risultato, anche in considerazione dell’inaspettata – quella sì – sconfitta casalinga della Fiorentina contro il pericolante Cagliari. Il gol di Pavoletti al Franchi, infatti, ci manda aritmeticamente alla prossima Europa League. Resta da capire, e non è questione di poco conto, se lo faremo da sesti (e dunque direttamente ai gironi) o da settimi, con il conseguente onere di affrontare ben tre turni preliminari a partire dalla seconda metà di luglio.

A Bergamo il Milan ha giocato più di testa che di gambe, più di intelligenza calcistica che di bel gioco. E non poteva essere altrimenti, sia per quello che al momento offre la rosa rossonera e sia perchè Bonucci e compagni sono quasi alla sessantesima partita della stagione. Il primo tempo è stato praticamente identico alla sfida contro la Juventus: pochissime occasioni e palla che stazionava soprattutto a centrocampo. Se a ciò aggiungiamo la pioggia torrenziale caduta sulla città orobica ed un’Atalanta che ha randellato dal primo minuto ed a cui Guida ha permesso tanti, troppi, interventi oltre il limite, si capisce che molto di più non si poteva fare.

Certamente, tuttavia, c’è del rammarico perchè, a differenza di quattro giorni fa, nella ripresa il Diavolo non solo non è crollato, ma ha addirittura trovato il vantaggio con l’ex Kessié (il migliore dei suoi, insieme a Romagnoli e – udite udite – Rodriguez). L’espulsione di Toloi, poi, sembrava aver messo ancor più in discesa il match, anche se ad un quarto d’ora alla fine Guida ha ben pensato di riequilibrare gli eserciti in campo con l’espulsione di Montolivo: l’arbitro di Torre Annunziata è stato certamente fiscale, ma un calciatore navigato come l’azzurro doveva evitare quell’intervento deciso in quella zona del campo. La beffa è arrivata al 92° col gol di Masiello, che, per stessa ammissione di Gattuso a fine gara, ha evitato ai suoi una sconfitta tutto sommato immeritata e consegnato al Milan altri novanta minuti di passione. Questa sera, comunque, pare difficile addebitare i due punti persi all’inesperienza dei tanti giovani a disposizione di Gattuso, anche perchè a “tradire” Ringhio sono stati in primis i due “senatori” dello spogliatoio di Milanello: Montolivo, come dicevamo, con l’espulsione e soprattutto Ignazio Abate, che si è completamente perso Masiello sul cross di Ilicic.

Tutto rimandato a domenica prossima dunque, quando a San Siro arriverà una Fiorentina formalmente ancora in corsa per il settimo posto, ma aggrappata ad una serie di combinazioni non certo semplici da realizzarsi. Quello di giocarsi tutto all’ultimo atto è forse il finale più giusto per una stagione, l’ennesima, a dir poco turbolenta: è bene, adesso, che in questi sette giorni Rino Gattuso crei intorno ai suoi giocatori un ambiente a tenuta stagna. Bisogna evitare ogni spiffero da e per Milanello: niente voci di mercato destabilizzanti, niente mugugni di formazione, niente frasi fatte sui social dei giocatori. Bisogna solo lavorare, lavorare, lavorare. Ed un appello anche ai tifosi: siamo tutti delusi per quello che poteva essere e non è stato, ma domenica a San Siro si evitino fischi o cori di critica. Nel corso dei 95 minuti, questa squadra ha bisogno del sostegno che solo la tifoseria rossonera sa dare. Per tirare le somme ed emettere sentenze ci sarà tempo dal 21 maggio…

Twitter: @Juan__DAv

 

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