Borini a Milan TV: “Ho dimostrato di essere da Milan, assomiglio a Gattuso sotto molti aspetti”

Fabio Borini, durante un’intervista rilasciata a Milan TV, ha fatto il punto sulla stagione appena terminata: “Il bilancio è positivo, sia personalmente che collettivamente, anche per il raggiungimento dell’Europa League dopo un inizio non facile. Dal punto di vista personale, direi che la mia annata è stata molto positiva, anche perché le aspettative non erano così elevate, nei miei confronti. Ho dimostrato di valere la maglia del Milan e sono contento di questo”.

Sulle tante partite giocate: “Giocando tanto, è ovviamente più facile mettersi in mostra, far vedere le proprie qualità e quest’anno ho fatto vedere molto, anche in un ruolo che è diverso da quello naturale, cioè l’attaccante. Fa piacere, giocare tanto dà continuità per il futuro e per le stagioni che verranno. Essendo il Milan, devi essere abituato a giocare ogni 3 giorni nelle stagioni che verranno. Fa crescere”.

Sulle parole di Mirabelli: “Sono dichiarazioni che fanno piacere, perché vuol dire che lui ha capito quello che sono e come sono, come persona prima e poi come calciatore. Ho aiutato i giocatori stranieri, introducendoli nel nuovo ambiente, provando a ricordare quando ero io all’estero. Ho cercato di coinvolgerli nel loro adattamento. Quello ha aiutato sicuramente loro, ma anche tutta la squadra, perché avevamo bisogno di Andrè Silva, di Calhanoglu e anche dello stesso Kessié”.

Sulle differenze di adattamento tra la Serie A e un campionato estero: “Personalmente, credo sia più difficile adattarsi al campionato italiano, per il fatto della cultura del ritiro pre partita, per il fatto che le testate giornalistiche parlino sempre di sport, cosa che non esiste in Inghilterra. Quindi, uno vive la vita più liberamente. In Germania, penso sia lo stesso, perché ho dei compagni che hanno giocato lì. Questo fa un po’ la differenza sullo stile di vita e sulla libertà mentale”.

Sugli obiettivi individuali raggiunti: “Volevo raggiungere obiettivi grandi, come è stato giocare nel Chelsea, nel Liverpool, nella Roma e nel Milan. Sono tutte grandi squadre, per una persona ambiziosa come me”.

Sulle similitudini con Gattuso: “In campo ci sono molte similitudini tra me e lui, quando giocava: adrenalina, cattiveria agonistica, il fatto di entrare con una certa durezza nei contrasti, il fatto di finire la partita stremati sono tutti aspetti in comune tra me e lui”.

Su cosa sia scattato da fine dicembre in avanti: “Si è tornati alle cose basilari, come la fase difensiva, la fase offensiva fatta bene, la preparazione della partita e i calci piazzati. Una volta che fai le cose base fatte bene, hai già fatto più della metà del lavoro, poi ci sono le qualità dei calciatori. Le partite si possono anche perdere, ma è più facile che vadano nella direzione giusta”.

Sugli effetti del 4-3-3: “Magari, verso la fine, si vedeva che alcuni erano un po’ stanchi, però, giocare nello stesso modo aiuta da una parte e dall’altra, ma ti rende prevedibile quando vai ad incontrare squadre come Juventus e Arsenal, che sanno come prenderti. Fa tutto parte di un carico di esperienza, anche per i giocatori nuovi, da prendere e sviluppare”.

Su cosa sia mancato al Milan per arrivare tra le prime quattro: “Non saprei. Forse, è mancato trovare le alternative immediate nella partita. Ci vogliono la fantasia e l’alternativa giusta per uscire dalle situazioni difficili. Sappiamo di avere le qualità, abbiamo un progetto a lungo termine”.

Sulla sua reazione quando è stato schierato esterno di difesa: “Non ho pensato tanto. Quello che mi serve è giocare. Mi ricordo che, però, dopo la terza volta che avevo giocato terzino, sono andato dal mister e da Riccio, che è il secondo, dicendogli che, se avessi dovuto giocare lì come costante, avrei voluto allenarmi in quel ruolo. Ci abbiamo lavorato nell’ultima sosta per le nazionali e qualcosa in più mi è rimasto. Sarà sicuramente utile. Quando bisogna attaccare nella partita, posso fare la fase offensiva da attaccante. Posso fare l’attaccante aggiunto partendo da dietro, magari, quando serve forzare la partita. Rimango comunque un attaccante”.

Sulle reti consecutive segnate a gara in corso: “Viene un po’ di più dalla frustrazione di non giocare dall’inizio oppure dalla rabbia dopo aver fatto 2-3 gol consecutivi e partire comunque in panchina nella partita successiva. Fa parte del gioco, io voglio sempre giocare. Sono uno ambizioso, non voglio essere soltanto una pedina”.

Sull’ambiente Milan: “C’è molta storia, c’è il concetto di famiglia. Assomiglia molto a ciò che ho trovato a Liverpool. Inoltre, c’è lo stesso attaccamento da parte dello staff. Un esempio sono i magazzinieri, che si prendono cura del giocatore. Si vede che ci vogliono bene”.

Sulla prossima annata: “Spero di vedere una stagione migliore rispetto a quest’anno, da un punto di vista realizzativo, ma anche professionale, vincendo magari qualche trofeo. Non sarebbe male. Si guarda positivamente, son venuto qua per il progetto. L’idea è quella di far tornare il Milan dove deve stare. E spero di farne parte”.

Sul lavoro di Fassone e Mirabelli: “Il lavoro di Fassone e Mirabelli è stato quello di portare tanti giocatori e costruire con loro”.

Sulle possibilità di ritrovare in ritiro molti compagni della stagione appena conclusa: “Dove dovrebbero andare? Sei al Milan, dove devi andare?”.

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