Il “silenzio assordante” della Figc: dov’erano un anno fa?

“Scusate, ma non potevamo fare niente“. La Federcalcio, per bocca di tutti i suoi rappresentanti, ha chiuso più volte il sipario su un ipotetico intervento (anche solo morale) nei confronti dell’Uefa per evitare (o almeno addolcire) la sentenza che vede il Milan escluso dalla prossima Europa League. I vertici del calcio italiano hanno alzato le mani, chiamandosi fuori da ogni tipo di discorso. Per quanto il peso azzurro negli equilibri internazionali sia prossimo, se non pari, allo zero, è imbarazzante notare come da Giovanni Malagò in giù ci sia stata la corsa a tirarsi fuori da qualsiasi tipo di coinvolgimento.

La Figc, in effetti, non poteva evitare la sentenza al Milan, ma il problema del governo del pallone affonda le radici in tempi più lontani. C’è da chiedersi come una federazione abbia potuto rimanere in silenzio per oltre un anno, mandando letteralmente allo sbaraglio uno dei club più vincenti e blasonati del Paese. Se, infatti, le motivazioni che hanno spinto l’Uefa ad escludere il Milan dalle coppe sono da ricercare nella totale assenza di credibilità del suo proprietario Yonghong Li, per quale motivo la Figc, prima, e la Lega Serie A, di conseguenza, hanno chiuso un occhio sulla solidità del club rossonero? Bastava vedere il denaro, da qualunque parte esso arrivasse, per mettere tutto a posto? C’è qualcosa che non torna, ma probabilmente la gestione del “caso Milan” è solo l’ultimo dei problemi di un movimento che è riuscito a prensentarsi sul palcoscenico mondiale.

Il 30 maggio scorso il direttore generale della Figc, Michele Uva, che è anche vicepresidente dell’Uefa, spiegava a proposito dell’atteso pronunciamento dell’organismo europeo: “La Federazione non conosce le carte e non può fare nulla“. Probabilmente, a livello di sistema calcio, il fatto grave è che una Federazione non conosca lo stato di salute delle sue società e, ancor più clamoroso, non si curi di comprendere la provenienza dei soldi che le alimentano.

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