La verità dell’Uefa in 33 pagine: “Cambiati tre business plan, senza credibilità”

In trentatré pagine, firmate dal presidente portoghese della CFCB Uefa, Cunha Rodrigues, l’Uefa ha chiarito tutti i dubbi che hanno portato all’esclusione del Milan dalla prossima Europa League. La sentenza parte dallo sforamento dei parametri del fair play finanziario (120 milioni di euro da giugno 2014 a dicembre 2017), ma pone l’accento sui dubbi in merito alla credibilità del piano economico presentato dall’attuale dirigenza del Milan, riscritto tre volte.

Sono gli esperti di Ernest Young, in un report consegnato dallo stesso Milan a corredo del bilancio 2017, a sottolineare lo “stress” finanziario dovuto all’indebitamento. I dubbi su Yonghong Li erano chiari già lo scorso novembre quando l’Uefa chiese informazioni sul rifinanziamento del debito, mentre si analizzava la richiesta, poi bocciata, del voluntary agreement.

Non solo. Il business plan viene riscritto e i ricavi commerciali dalla Cina scendono da 277 milioni previsti in quattro anni ad appena 128 milioni. Da Nyon vorrebbero che Li depositasse 165 milioni di euro su un conto di garanzia a copertura degli aumenti di capitale indicati dal piano presentato. “Una richiesta impossibile“, disse Marco Fassone, vedendosi così negare il voluntary agreement. E nella disperata ricerca del settlement agreement non arrivano risposte certe sul rifinanziamento del debito. Ma c’è di più: il Milan presenta ad aprile 2018 un nuovo business plan con l’azzeramento dei ricavi cinesi per il primo anno e la sparizione degli aumenti di capitale garantiti da Li per il 2019 e l’anno successivo, per 103 milioni di euro complessivi.

Proprio le notizie inerenti ai ricavi cinesi hanno avuto “grande impatto sulla credibilità delle informazioni presentate dal club e sulla fiducia che il club possa raggiungere comunque gli obiettivi prefissati”. Il Milan chiese anche la trasformazione della sanzione in condizionale: “La proposta – scrive l’Uefa – dovrebbe essere fatta per incoraggiare la conformità con le regole del Fair Play Finanziario, non per permettere a una società di competere in una manifestazione Uefa su basi differenti rispetto alle altre”.

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