Di Bonucci è pieno il mondo (anche il nostro), di Maldini un po’ meno: basta carri. Ma c’è chi riesce a non salirci?

Immaginiamo un tifoso rossonero che, per cause di forza maggiore, non abbia potuto informarsi più sulla sua squadra del cuore dal 4 agosto 2016 fino a lunedì scorso. Due anni esatti, un tempo relativamente breve che pur ha visto in via Aldo Rossi tanti di quei cambiamenti che nemmeno a Montecitorio e nei palazzi limitrofi. Un’epopea complessa fatta di comunicati e smentite, apparizioni e sparizioni, monumenti al passo d’addio e volti nuovi pronti a costruire una nuova identità. Ci hanno provato Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli, sotto l’egida di Yonghong Li, all’apparente riparo da ombre che, per il solo fatto che sul piatto fossero stati messi 250 milioni, era atteggiamento partigiano (e non milanista) mettere sotto una lente d’ingrandimento grossa così. E allora vai di investimenti “a mandorla”, di progetti d’espansione, di scuole calcio d’Oriente, di tutto quello che, dai banchi di Casa Milan ai social network, ha dato slancio alle scissioni più rovinose nella storia del tifo di questa squadra. Forse anche più di quando fu la stessa Curva Sud a scindersi. Ed è tutto dire.

IL “BENE” • Per il presunto “bene” del Milan, si è gioito e millantato, goduto e minacciato, offeso, schernito, mentre tutto ai piani alti seguiva logiche da “all in” che infondevano, sì, grosso entusiasmo, ma a patto che si fossero raggiunti obiettivi sportivi e finanziari. Un anno dopo sappiamo com’è andata e com’è finita. E in questa sede l’obiettivo non è certo quello di camminare sui cadaveri: non lo si è fatto prima, non lo si farà ora. Certo è che si è tanto parlato di tutto il movimento che ha navigato, mangiato e bevuto attorno a quello che un anno fa era il nuovo Milan. Lo stesso che lunedì ha applaudito al nuovo ennesimo cambio – come non plaudire al ritorno di Paolo Maldini? -, dimenticando quanto successo negli ultimi 365 giorni. Sempre per il “bene” del Milan, ça va sans dire. E allora giù dal carro formale, ora tocca al carro di Scaroni, che definire “berlusconiano” è probabilmente riduttivo ma non così distante dalla realtà. Ora si applaude a Leonardo per le sue indubbie qualità professionali, com’è giusto che sia. Ma senza dimenticare che c’è chi, vinto nel 2011 l’ultimo scudetto sulla “sua” Inter, si rendeva protagonista di momenti televisivi non certo edificanti inveendo contro Leo. Ora tutto sepolto, no? Insomma, tanti andirivieni, tanti boschi e tante riviere, tante bandiere azzurre e gialle che nemmeno si contano. Che fanno male, forse, più a questo mestiere che ai tifosi. Ma che oggi, sui social, diventano proprio materiale a disposizione dei tifosi per ridicolizzare chi del Milan si occupa tutti i giorni a vario titolo.

ANALOGIEL’addio di Bonucci ha certamente rappresentato lo zenit di questo fenomeno, con tanti colleghi che si sono affrettati a condannare la scelta da figliol prodigo pur tenendo parallelamente un comportamento pressoché identico. In quanti si sono ravveduti, in quanti sono tornati sui propri passi cercando di lasciare meno scorie possibili? Un atteggiamento che riporta la mia mente (e perdonerete il riferimento personale) ad un ex collaboratore di SpazioMilan.it che, dopo aver collaborato con un’altra testata tematica, mi aveva “fatto il filo” per parecchio tempo e, quindi, contattato per entrare nella nostra squadra. Spesso gli capitava di elogiare il nostro modo di lavorare, affossando le metodologie che aveva sperimentato in precedenza e riferendo sugli ex colleghi in maniera non certo amicale. Ebbene, è bastato un anno e quel ragazzo è tornato all’ovile, con pochi “se” e pochissimi “ma”. Esattamente quello che è successo a Bonucci, no? Simbolo vivido di una proprietà che già non c’è più.

RECORD • Al contrario nostro. E non solo ci siamo ancora, ma ci apprestiamo a chiudere un’estate di numeri da vertigine. Oltre a continuare a seguirci su Facebook, Twitter, Instagram e YouTube, ricordate di unirvi a noi anche su Telegram e risintonizzatevi su Top Calcio 24 da martedì 28 agosto per L’Emozione Rossonera. Sarà un altro anno da vivere tutti insieme, nella medesima direzione. Alla grande. Come sempre.

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