Elliott non ha fretta di trovare l’ad: l’asso è Scaroni

“Secretive”. Sembra proprio che questo aggettivo non piaccia al fondo Elliott, nuovo proprietario del Milan. Già, perché come riferisce il World Street Journal di qualche giorno fa, la società dei Singer avrebbe scritto una lettera ai propri investitori definendo “irritante” l’associazione tra il dinamismo del fondo e la segretezza. In ventidue pagine Paul Singer ha voluto esprimere la sua visione su questioni commerciali e pure sul linguaggio usato nella finanza. In quest’ottica, non ci sono certamente segreti circa lo “shopping” che il fondo sta facendo in Italia.

Smentito l’interesse per Mediobanca, gli ambienti finanziari parlano di un vivo interesse dei proprietari del Milan nei confronti di Generali Assicurazioni. Pare addirittura che Paolo Scaroni, presidente rossonero e consigliere del fondo Elliott, abbia incontrato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, per desrivergli le strategie americane nel Bel Paese.

Quali ripercussioni ci saranno per il Milan non è ancora prevedibile. Di sicuro Elliott guarda con attenzione al modello Juve, guidata dal gruppo Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli. Cambiato il management e rovesciata la governance del club, ora bisogna rilanciare l’impresa per poi venderla o, magari, tenersela se crea valore. La prassi del fondo americano che gestisce un patrimonio di 34 miliardi di euro è sempre stata questa: pesare nelle scelte strategiche. E’ accaduto in Tim, bloccando Vivendi. Scaroni è la chiave, non solo in relazione al Milan. Il presidente rossonero, infatti, è un uomo di peso e di grandi relazioni. Non è un caso che la ricerca di un amministratore delegato impesierisca ben poco la proprietà del Milan. Nella fase della ricostruzione avere un uomo-immagine come l’ex numero uno di Eni è il miglior biglietto da visita per contare di nuovo, anche e soprattutto politicamente.

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