Cutrone segna, ma è festa per Higuain. L’equilibrio del reparto offensivo

Bello ed emozionante rivedere le partite del Milan, magari quando vince, magari proprio al minuto 95. Il tabellone di San Siro segna 1-1, ultimo dei cinque minuti di recupero, il pubblico comincia ad abbandonare i seggiolini. Ma fermi tutti. Assist di Higuain, Cutrone a tu per tu con Olsen non sbaglia: corre, esulta e batte la mano sullo stemma rossonero. San Siro esplode. Dall’altro lato del campo, il Pipita assalito dalla panchina che, in preda ad una gioia stellare, si catapulta in campo. Ai tifosi è servito un replay, la panchina, invece, ha già capito tutto. Che gesto del Pipita! Minuto 95, partita di quantità mixata perfettamente alla qualità. Ottimi recuperi, gestione assoluta del reparto offensivo. Le chiavi della regia dell’attacco sono sue, un gol annullato post esultanza. Eppure, Higuain ha regalato un pallone a Cutrone che vale quanto, ma forse anche di più, il gol del giovane classe 1998. Partendo dalla considerazione che Higuain è un bomber, un uomo d’area, possiamo articolare la scelta di fornire un assist. Un bomber, al limite dell’area, dopo essersi smarcato come si deve, solitamente tira. Poi se si possiede il tiro di Higuain, la scelta potrebbe risultare ancora più ovvia. Eppure, ciò non accade. Da esaltare la lucidità del numero 9 milanista, dopo un match che ha messo in mostra ogni sua qualità. Al minuto 95 è difficile essere protagonisti, sopratutto in debito di ossigeno, con la mente ancora focalizzata sulla rete annullata, l’esultanza inutile, il tutto condito da un’avversaria che si chiama Roma. Il Pipita ha avuto grande coraggio, strappandosi la S di Superman e donandola al giovane Patrick, in preda alla stessa gioia che lo aveva visto eroe nel derby di Coppa Italia. La panchina lo sa che l’eroe si chiama Pipita e un po’, forse, lo sa anche lui. Un centravanti che lavora per la squadra è tutto ciò di cui un reparto offensivo ha bisogno. Ancora a secco in questa Serie A, Higuain ha scelto di rinviare la gioia personale per il bene della squadra. Si vede tanto di Rino in questa decisione, altruista e vincente.

Quest’analisi non vuole e non deve prelevare meriti al superbo inserimento di Cutrone, che nei 10 minuti disputati ha regalato ossigeno, corsa e idee. Patrick è cresciuto, non è più il giovane inesperto. In 10 minuti si è fatto vedere, con gli occhi infuocati, lavorando per la squadra anche senza pallone tra i piedi. Un gesto tecnico, quello del gol, da sangue freddo. Il lavoro senza palla di Patrick, in anticipo sui passaggi dei compagni, deve significare un salto di qualità di quelli veri e profondi. Insomma, un successo che non sorge dalla casualità.

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