A Milanello è da sempre una questione di politica: di cosa ci stupiamo?

Di politica, dalle parti di Milanello, se ne intendono. La “vecchia guardia”, ora impegnata tra panchina (Gattuso) e dirigenza (Maldini e Leonardo), ricorderà bene quando le sortite di Silvio Berlusconi agli allenamenti si trasformavano in vere e proprie “sfilate elettorali”. O quando le conferenze stampa diventano presto comizi contro la sinistra: celebre fu la presentazione di Massimiliano Allegri nell’estate 2010 quando il neo tecnico non prese praticamente mai la parola. Non c’è dunque da stupirsi se qualche battuta può scappare. Soprattutto ad uno come Gattuso che di certo non le manda a dire a nessuno. Figuriamoci ad un tifoso come Matteo Salvini, che per quanto sia vicepremier e ministro dell’Interno, rimane pur sempre un tifoso come tanti altri.

Di imbarazzi ce ne furono anche quando Christian Abbiati nel 2008, pronunciò parole rimbalzate in tutta Europa: “Del fascismo condivido ideali come la patria, i valori della religione cattolica e la capacità di assicurare l’ordine”. E che dire di Alberto Aquilani, più meteora che bandiera rossonera, reo comunque di collezionare busti di Mussolini. E che dire del berlusconiano doc Fabio Capello, quando a L’Espresso (settimanale più antiberlusconiano d’Italia) dichiarò che avrebbe votato sempre per il suo indimenticato “padrone”.

Insomma, di precedenti illustri ce ne sono tanti, anche e soprattutto dalle parti di casa Milan, dove la politica è entrata giocoforza per vent’anni in ogni spiffero. Di sicuro, la stilettata di Ringhio a Salvini avrà fatto piacere a Berlusconi che non manca di lanciare anatemi in pubblico contro l’attuale Governo: un assist perfetto che magari potrebbe essere raccolto in una delle prossime apparizioni dell’attuale presidente del Monza. E chissà che un giorno proprio l’ex premier vorrà tornare a San Siro a godersi una partita del Milan, al fianco dell’alleato leghista, momentaneamente “parcheggiato” a Palazzo Chigi.

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