Da Traoré a Desailly in un mese. La strana parabola di Bakayoko

Si parta da un presupposto. Chi scrive un mese fa lo reputava un pacco. Da prendere e rispedire al mittente. Entro sei mesi, se non già a gennaio. Il prima possibile insomma. E diciamocelo: non aveva tutti i torti. Oggi lo paragonano a Desailly, tre settimane fa era la bella copia di Traoré. Bella se non altro per il curriculum.

Mea culpa. Un mese dopo possiamo dire una volta per tutte che Tiemoué Bakayoko e Bakaye Traoré non c’entrano nulla. (Aldilà di soprannomi e assonanze, quelle purtroppo restano). La fotografia del momento è Baka che aizza la folla a San Siro: follia pura qualche settimana fa. A ottobre non faceva in tempo a toccarla che, toh: offese, fischi, insulti. A novembre è iniziato il processo di trasformazione in applausi. Ieri è stato lui stesso ad esaltare quella folla che un mese prima lo snobbava.

Dal Betis al Parma. Dal Baka-no al Baka-ok. Vorremmo dire dal disastro al capolavoro. Ma sarebbe troppo: ancora un capolavoro non è. Eppure che abbia il potenziale per essere un big è piuttosto chiaro. Due stagioni fa faceva il fenomeno in Francia: non è un caso. Insomma in una visione più oggettiva che ottimista dei fatti, questo Bakayoko è più vicino alla bella versione monegasca che alla brutta copia londinese.

Sia chiaro, c’è parecchio da limare. Nel gol di Inglese, esempio, ha una fetta non indifferente di responsabilità. Perché se è vero che in partenza la marcatura è di Kessiè, è altrettanto vero che lui non è in zona primo palo per fare il lampione della luce. Cioè: se la palla sbuca da quelle parti dovrebbe quantomeno metterci la testa, in linea teorica. Questione di attenzione e cura dei particolari. Peccatori sia lui che Franck (sopratutto il secondo, forse, ma non unicamente).

Gattuso lo ha paragonato addirittura a Desailly. Tanto fumo, chiaramente, ma c’è anche un po’ di arrosto. Aldilà della carta (entrambi francesi, con esperienze a Chelsea e Milan), in Bakayoko qualcosa che se non altro lo avvicina a Desailly c’è: il tocco, l’intensità di contrasto, la capacità di recupero delle seconde palle. Gattuso ci aggiunge il tasso tecnico, addirittura più alto. Bah: opinabile. Resta il fatto che Desailly era determinante, vincente, la versione anni ’90 del top player. Ecco, questo Bakayoko ha qualcosa di un top player. Ha i tratti di chi può dominare, ma non è ancora dominatore. Lo sarà? Chi lo sa. Ma già questo, di per sé, è decisamente incoraggiante.

di Lorenzo Del Papa

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