Milan, tre certezze: ecco da chi ripartire

Quella di domani contro il Bologna sarà una trasferta tutt’altro che banale. Per non dire seriamente complicata. Per tante ragioni. Anzitutto perché Inzaghi rischia grosso e contro il Milan si gioca quasi tutto: se vince è fuori dalla zona retrocessione, se perde sarà stata l’ultima al Dall’Ara. Poi perché i numeri in trasferta nell’ultimo periodo sono a dir poco preoccupanti. Una sola vittoria nelle ultime cinque: lo 0-1 al 97′ di Udine. Per il resto poche gioie: la sconfitta nel derby, i pari con Betis e Lazio, e il tragico epilogo di Atene. L’ultimo punto, che complica ulteriormente la trasferta emiliana, è proprio il momento del Diavolo, reduce da una delle peggiori batoste degli ultimi anni. Insomma non c’è quasi nulla di scontato, nemmeno contro la terzultima del campionato. Per questo si deve ripartire dalle certezze, dai punti fermi di questa squadra. Che non sono, evidentemente i cari vecchi Romagnoli e Bonaventura (diversamente acciaccati), ma neppure il tanto acclamato Pipita. 

IL PORTIERE

Per una volta siamo tutti d’accordo su un fatto: contro l’Olympiakos il buon Gigio non ha avuto colpe. Semplicemente perché non c’era. Ciò detto è chiaro che il Donnarumma 2.0 di quest’anno sia la copia, non più brutta, di quello che avevamo imparato a conosce un paio di anni fa: reattivo, concreto, decisivo. Non è più il Gigio pasticcione targato prima parte 2018. Non è ancora il fenomeno che due anni fa pensavamo sarebbe stato oggi. Ma per ora basta e avanza anche così. 

IL DOPPIO FULCRO

E chi mai si sarebbe aspettato che il Milan del centrocampo tutto qualità Biglia-Bonaventura si sarebbe affidato a un filtro del genere? Bakayoko e Kessie sono, più di tutti, le due grandi certezze di Gattuso. Ciò che preoccupa non è tanto il livello assoluto dei due, quanto la lettura mentale della partita: la capacità di tenere una certa soglia di attenzione dal primo all’ultimo minuto. Il che vale per tutti, ma indubbiamente di più per loro che stanno al centro. 

IL FANTASISTA

Che se ne voglia o meno, nella clamorosa discontinuità di prestazioni dei big (da Calha a Higuain, passando per lo stesso Bakayoko) l’unico che se la cava sempre, o che se non altro non sbrocca mai, è quello con l’otto sulle spalle. Suso può piacere o non piacere, il fatto è che quando il Milan vince c’è di mezzo sempre lo stesso zampino: il suo. Mentre quando si perde gli si imputa la colpa di non servire a dovere il Pipita. Mah. Ad Atene non c’era: si è visto. 

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