Il nuovo campo di battaglia si chiama Fassone

Non sarà certo un terremoto in grado di sconvolgere la squadra stasera a Bologna. E men che meno nei prossimi impegni di campionato. Di sicuro, però, il Milan da domani avrà un nuovo fronte aperto da presidiare: la causa intentata dall’ex amministratore delegato Marco Fassone che ha decisodi far valere le proprie ragioni contro il licenziamento dello scorso agostofirmato dal nuovo corso del club targato Elliot.

Domani, davanti al giudice del lavoro di Milano Luigi Pazienza, ci sarà la prima udienza a seguito del ricorso dell’ex manager, assistito dall’avvocato Francesco Rotondi. Di fatto, si chiede l’annullamentodel provvedimento di licenziamento, giudicato “ritorsivo”.  La nuova società fece un’offerta ditransazione di 2,5 milioni di euro per chiudere il rapporto, ma la proposta fu rigettata. Il rischio vero è che, qualora il giudice dovesse accogliere le istanze di Fassone, quest’ultimo verrebbe reintegrato con ruolo e stipendio nel club.

Secondo il ricorso di Fassone, la motivazione dellicenziamento sarebbe illegittima. Il Milan aveva fatto valere come “giusta causa” la “grave indifferenza e negligenza rispetto a fondamentaliinteressi della Società e delle risorse in essa impiegate“, facendo anche riferimento ad alcune “lettere di contestazione disciplinare“. In più, la società parlava di “violazioni dei doveri” in relazione al “rapporto di lavoro intrattenuto con la nostra Società, talmente gravi da non rendere possibile la prosecuzione neppure provvisoria del rapporto medesimo, avendo determinato in maniera inemendabile e radicale, il venire meno dell’elemento fiduciario“. Per l’ex ad, invece, le considerazioni negative del Milan sul suo operato e sui motivi del licenziamento sono derivate, come atto”ritorsivo“, soltanto dalla sua decisione di non dare l’ok all’offerta di transazione.

I tempi non sono brevi. Domani, infatti, ci sarà solo la costituzione delle parti. Poi il procedimento verrà rinviato ad altra data. Sempre che non si trovi un difficile, ma non impossibile, accordo di transazione che sarebbe comunque un’altra spesa nel bilancio già complesso della società.

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