Lucas Paquetà, il colpo verdeoro per blindare l’Europa

C’era anche lui ad assistere al pareggio, a reti inviolate, tra il suo Milan e il Torino. Lucas Paquetà era a San Siro, domenica sera, a studiare i movimenti di Suso, di Bakayoko e di Higuain. Finalmente in Italia, finalmente a Milano, per un primo, iniziale, assaggio di Serie A. Atterrato a Malpensa, ha conosciuto nel pomeriggio mister Gattuso e parte del gruppo rossonero, in programma ci sono i test fisici di rito e poi il ritorno in Brasile, prima di ultimare il suo trasferimento ai primi di gennaio. “Ho scelto il Milan per la sua storia, sono felicissimo“, ha dichiarato ai giornalisti presenti all’aeroporto. Ad accoglierlo Paolo Maldini e Leonardo, il vero e proprio artefice della trattativa, uomo chiave in un affare voluto fortemente.

Un corteggiamento iniziato l’estate scorsa, con un lento processo di avvicinamento e di lavoro degli intermediari. I primi sondaggi, le prime aperture, poi l’arrivo di Elliot, la disponibilità economica e i 35 milioni della clausola che lo teneva legato al Flamengo, squadra in cui è cresciuto e con la quale ha già messo a segno 18 gol in 95 presenze, 10 solo nell’ultimo anno.

Il profilo tecnico di Paquetà fonde le caratteristiche di due grandi calciatori. Un feeling con la rete che lo fa assomigliare ancora di più a Kakà, l’idolo dell’infanzia, da cui sembra aver preso il fare elegante, sopraffino, quasi aristocratico di giocare il pallone. L’altro faro nel firmamento calcistico di Paquetà è Andrès Iniesta: dribbling e assist, visione e intelligenza tattica che si uniscono agli ingredienti tradizionali del DNA brasiliano: botta da fuori, sinistro duttile, fantasia e invenzioni, voglia di fare gol, di divertire e di divertirsi.

Per capire bene cosa può dare allo scacchiere di Gattuso bisogna fare, però, un passo indietro. Tornare al Flamengo quando arriva mister Mauricio Barbieri. Fino a quel momento il classe 1997 originario di Rio de Janeiro era abituato a giocare nella linea degli attaccanti, al massimo trequartista. Il nuovo allenatore ha l’idea giusta al momento giusto: arretra ancora il suo gioiello, lo forgia nella mediana del suo 4-3-3, a fare compagnia ad Everton Ribeiro e Vinicius. I loro muscoli e il suo talento, la legna e la fantasia, per interrompere e far ripartire il gioco. Ecco che per Paquetà, le cui prestazioni crescono di livello e intensità, si spalancano le porte della Seleçao. Prima il CT Rogerio Micale lo porta negli under23 che si preparano alle Olimpiadi del 2016, poi Tite sceglie di portarselo in Russia, da più giovane di tutti, facendolo esordire dopo la disfatta mondiale di Russia nelle amichevoli contro Stati Uniti ed El Salvador, a settembre.

Finora è stato usato come mezzala, esterno di centrocampo sia a destra che a sinistra, falso nueve e trequartista. Gattuso allora ha l’imbarazzo della scelta. L’idea iniziale è quello di proporlo esterno nel 4-3-3 nel tridente insieme a Suso e Higuain. Ma per non lasciare in panchina l’arrembante Cutrone si potrebbe creare un 4-3-1-2 con il brasiliano suggeritore alle spalle delle due punte.

E allora lì si che ci sarebbe da divertirsi, con i tifosi del Milan pronti a sfregarsi le mani e a tornare nell’Europa dei grandi. Soprattutto se, insieme a lui, lì davanti dovesse arrivare quell’attaccante svedese di cui si parla tanto.

 

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