Milan, la solitudine dei numeri nove

Il Milan è reduce da tre partite senza segnare che, unite ai venticinque minuti finali della partita contro il Parma, portano il digiuno totale a 319 minuti. L’ultima volta che i rossoneri sono rimasti per così tanto tempo senza segnare risale alla stagione 2001/2002, curiosamente due degli avversari di allora erano gli stessi di questo periodo ovvero Bologna e Torino.

La mancanza delle ultime tre giornate fa rumore soprattutto perché quest’anno sembrava che il Milan avesse risolto uno dei suoi problemi principali, ovvero la presenza di un grande attaccante come Gonzalo Higuain.

Un bomber di razza e, soprattutto, prolifico manca al Milan dal 2012, anno in cui c’è stato il ritiro di Filippo Inzaghi e la contemporanea cessione di Zlatan Ibrahimovic. Da allora vari calciatori hanno cercato la fortuna con la maglia numero 9: si è passati da Pato e Matri a Torres e Destro a Luiz Adriano e Lapadula fino al tentativo della scorsa stagione con Andrè Silva. Ma come mai nessuno tra questi è stato in grado di incidere in maniera significativa?

Negli ultimi anni una delle mancanze più grandi è sicuramente quella di un paio di calciatori di qualità, soprattutto a centrocampo, in grado di legare il gioco e di fornire palloni invitanti alle punte. Anche il sistema di gioco adottato, il 4-3-3, ha portato più benefici agli esterni d’attacco e ai centrocampisti di inserimento in zona goal piuttosto che ai centravanti, i quali, il più delle volte, si ritrovavano da soli in mezzo ai centrali difensivi avversari.

Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è l’effetto San Siro. Pur essendoci anche dei giocatori di fama internazionale tra quelli che si sono alternati al centro dell’attacco milanista, molti di loro non sono stati in grado di reggere la pressione che giocare in una stadio così importante comporta. L’unico che è diventato idolo dei tifosi è stato Lapadula, perché pur non avendo i trascorsi e magari neanche la tecnica degli altri, non si è mai risparmiato ed ha sempre dato tutto in campo.

Altro elemento chiave per l’analisi, è il fatto che nelle ultime sette stagioni ha cambiato ben otto attaccanti, segno che non c’è mai stata la possibilità di trovarne uno affidabile dal punto di vista tecnico-tattico. Nessuno è mai stato, se non solo a parole, veramente al centro di un progetto da portare avanti per un certo lasso di tempo.

L’inizio di stagione del Pipita, sia sul piano tecnico che su quello caratteriale, ha forse illuso un po’ troppo il popolo milanista che comunque non ha perso ancora del tutto le speranze di avere sotto l’albero un bomber vero, che sia Higuain oppure un giovane spagnolo che attualmente risiede a Londra.

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