Paolo, che cosa stai facendo?

È una domanda lecita e che sorge spontanea dopo qualche mese di attività come Direttore Sviluppo Strategico Area Sport. Un ruolo molto simile per definizione a quello che iniziò a ricoprire Marotta nel 2010, nei primissimi passi da dirigente juventino, giusto per dare un riferimento pratico ad una definizione altrimenti aleatoria.

Sappiamo che parlare di Paolo figlio di Cesare comporta spesso il rischio di ledere la Maestà ed intendiamo per questa ragione farlo col massimo rispetto. Tuttavia dopo anni in attesa del suo ritorno nella famiglia rossonera, in tanti si aspettavano sin da subito qualcosa in più da lui. Che cosa? In effetti è complicato da dire.

Questo primo anno da dirigente sarebbe più corretto forse considerarlo una sorta di apprendistato. In fondo, essere una Leggenda non necessariamente assicura un futuro da asso assoluto dietro ad una scrivania. Ecco proprio dietro ad una scrivania probabilmente lo stesso Maldini si vede poco. È solo una sensazione, ma Paolo lo si percepisce sicuramente più entusiasta a bordo campo che non in ufficio.

Di per se stesso questo non comporterebbe alcuna colpa, anzi. La sua sapienza in termini di calcio giocato sarà per certo una fonte da cui abbeverarsi a Milanello, un totem che mancava a seguito della chiusura della grande era dei Senatori. Nessuno più di Paolo può e potrà sapere cosa significhi indossare la maglia del Milan. Ipotizziamo però che i tifosi si aspettassero da subito anche un peso politico diverso. In termini di diplomazia e forse anche in materia di trattative.

Ad oggi la sua figura pare molte legata a Leonardo, più navigato, più esperto e al momento con le spalle più larghe. Per tornare a livelli rispettabili, nel giro Champions per intenderci, serve una crescita e un’accelerata da parte di tutti. Dai Gazidis, dai Maldini. Una squadra forte si riconosce anche dalla potenza del club nel suo complesso. È stato piuttosto imbarazzante il silenzio da parte dei piani alti dopo la sconfitta in casa con la Viola e ancora di più dopo il pari di Frosinone. Passaggi a vuoto comunicativi che non possiamo più permetterci ora che abbiamo tutti i tasselli al posto giusto. L’organigramma dirigenziale è da top team. Per questa ragione le aspettative sono molto alte.

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