Giovani, bravi e italiani: al Milan resiste (anche) la filosofia di Berlusconi

Largo ai giovani (italiani). Era questo il mantra dell’ultima era Berlusconi, quella in cui si investiva pochissimo, perché i bilanci pesavano e una nuova filosofia imprenditoriale prendeva il posto di quella che aveva portato a Milanello i campioni più contesi d’Europa.

Dopo anni di passerelle con nomi altisonanti, già Palloni d’Oro o futuri tali, l’ex premier e patron rossonero, prima di cedere la sua creatura ai nuovi investitori, cambiò completamente il suo ‘mantra’, mostrando a Galliani&Co. la nuova strada, che portava a un Milan giovane e italiano.

Era la cosiddetta “linea verde”, economica, di prospettiva e anche in un certo senso patriottica. Oggi, qualche anno dopo e certamente non per influsso diretto, il Milan sta in parte attuando quella politica. La squadra è ancora mista, e gli ultimi innesti importanti non sono certo italiani, ma a Milanello c’è una colonia “azzurra” non indifferente.

Donnarumma, Conti, Romagnoli, Calabria, ma anche Cutrone e Caldara. Giovani e giovanissimi, italiani, alcuni prodotto del vivaio rossonero, e anche molto ambiti. Tutti, infatti, hanno una schiera di corteggiatori, più o meno altisonanti e più o meno temibili, al seguito.

Per tutti, chi più e chi meno, la crescita è stata palese, così come l’apporto positivo dato alla squadra. Quattro anni dopo quel cambio di rotta, quindi, pur senza Berlusconi al comando, il Milan sta registrando i primi vantaggi di quella filosofia. Ma senza rinunciare agli investimenti che, anzi, sta riscoprendo necessari per tornare nelle zone che gli competono…

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