Al di là di Fabbri, ecco le differenze tra noi e loro

L’ottava sconfitta consecutiva alla Stadium si è materializzata nonostante una discreta prestazione del Diavolo al cospetto di una Juve rimaneggiata per infortuni e scelte tecniche in vista dei quarti di Champions League.

Al netto degli episodi arbitrali pur clamorosi, i limiti tecnici ed atletici dei rossoneri si sono palesati sopratutto dopo la prima ora di gioco. Calato Kessie, non al
meglio già a partire dalla fine della prima frazione, la catena di destra ha perso di efficacia. Di conseguenza lo stesso Suso è risultato meno incisivo quando l’ivoriano ha abbassato i giri.

Più costante la fascia sinistra dove Calha ha interpretato bene entrambi le fasi, supportato da Borini, che nonostante i limiti tecnici, è stato protagonista di una buona gara. In questo Milan un tuttofare come lui resta utile e non è un caso che le prestazioni migliori di questa stagioni abbiano visto l’ex Sunderland titolare da esterno mancino alto.

La differenza l’hanno fatta in buona sostanza due errori dei singoli. Ingenuo Musacchio che per un eccesso di foga ha regalato un rigore ai bianconeri e Calabria con una leggerezza in impostazione imperdonabile a questo livello. Il terzino classe ‘96 ha chiuso la partita in totale riserva.

I venti minuti finali sono stati il momento dove si è vista maggiormente la differenza tra le due squadre. Cambi e fisicità sono stati i fattori determinanti che ci hanno affondato. Ora è davvero dura. Rimettere gambe e testa per affrontare la Lazio sarà tutt’altro che facile.

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